Il referendum sul taglio dei parlamentari si farà. Sono, infatti, prive di fondamento le opinioni circolate appena data la notizia dell’ormai raggiunto quinto dei senatori necessario per l’indizione del referendum sulla legge costituzionale in materia di riduzione del numero dei parlamentari. Un’eventuale crisi di governo non bloccherebbe l’iter referendario. È bene pertanto non lasciarsi condizionare dai dubbi; dobbiamo da subito iniziare a spiegare agli italiani perché sarebbe opportuno votare NO a questa riforma.

Per quanto riguarda noi di Solidarietà, è stata obbligata, dal nostro stesso statuto, la scelta di affiancare con il lobbyng sui senatori l’iniziativa di Andrea Cangini, Tommaso Nannicini e Nazario Pagano di aprire la raccolta di firme a Palazzo Madama per chiedere il referendum.
Nel nostro statuto sta scritto: Sul piano costituzionale, l’Associazione vuole uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, rispettando e promuovendo i nuclei e gli organismi naturali, come la famiglia fondata sul matrimonio, la personalità individuale e le iniziative private. E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domanda la riforma dell’istituto parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale.

Noi di Solidarietà siamo innamorati del meno peggiore dei sistemi di governo, cioè della democrazia; siamo contrari al sistema oligarchico e alla dittatura.
Allora ragioniamo da subito su quel che dobbiamo fare per organizzare la campagna referendaria. Noi di Solidarietà proponiamo che si formino Comitati locali a livello provinciale in tutto il Paese e all’Estero. Invitiamo a promuovere la formazione dei Comitati, in particolare, tutte le Associazioni cattoliche e tutti i gruppi politici che dicono di ispirarsi alla dottrina sociale della Chiesa, quelli che si richiamano direttamente alla Democrazia Cristiana, ma anche quelli che aspirano alla formazione di un soggetto politico nuovo, come lo sono i gruppi di Politica Insieme, Costruire insieme e Rete Bianca.

Pensiamo che in tutto il Paese deve essere attivato un unico grande coro per far comprendere quale grande esercizio di democrazia diretta sia questo del referendum su una legge costituzionale, che sarà promulgata solo se malauguratamente avranno vinto i SÌ. Per questo varrà la pena alzarsi dalla sedia o dalla poltrona e andare a votare.
Noi siamo per il NO e pensiamo che la vittoria dei SI recherebbe un gravissimo vulnus al sistema democratico. Basterebbe far capire che alcuni territori in Italia come all’Estero, resterebbero senza rappresentanza: nessun senatore né deputato porterà la loro voce in Parlamento. È questo il Paese che vogliamo? Noi crediamo di no e voteremo per il NO.