Certo, lo diciamo da molto tempo. Ma, come ovvio ed evidente, e soprattutto in politica, non si ragiona mai con i ‘se’. Si tratta, infatti, di un avverbio che non può avere cittadinanza. Detto questo, credo che non possiamo oggi non porci il tema di fondo, al di là dell’ipocrisia e della propaganda. E cioè, alla luce di ciò che è capitato e che, forse, si poteva anche prevedere, è stato un grave errore sciogliere il partito della Margherita. È stato, questo, forse l’unico errore politico compiuto dal mio amico e ‘maestro’ Franco Marini.
Cito Franco perchè, seppur nel rispetto di tutte le opinioni e i giudizi, Marini era in quel momento il leader politico più autorevole e prestigioso che poteva eventualmente bloccare quel processo. Cioè della confluenza della Margherita in un agglomerato più grande, il Pd appunto, che poi si è rivelato progressivamente come l’ultima tappa della storia della sinistra italiana. E cioè, della filiera del Pci, Pds, Ds e infine Pd. Con tanti saluti al ruolo del centro, del riformismo, dei cattolici e di tutto ciò che non era riconducibile alla cultura, alla tradizione e al pensiero della sinistra.
E non è un caso che oggi, al di là dei convegni promozionali per ottenere più potere e quindi più seggi parlamentari, il ruolo del riformismo cattolico e centrista nel Pd è simile, molto simile, a quello che esercitavano i “cattolici indipendenti del Pci” negli anni ‘70. Certo, le condizioni storiche e politiche sono molto diverse rispetto a quella fase storica. In quei tempi erano una somma di individualità, seppur autorevoli e significativi, mentre oggi sono una corrente organizzata ma l’epilogo politico finale è sempre quello. Ovvero, una “quota panda” che viene gelosamente e quasi statutariamente conservata e valorizzata malgrado gli scarsi consensi e la poca rappresentatività politica e culturale.
Ma, per tornare alla Margherita, oltre prendere atto che una nuova e rinnovata Margherita non può più decollare pena la scissione e la spaccatura verticale del Pd – epilogo, francamente, poco probabile per non dire impossibile quasi scientificamente – è indubbio che oggi nella coalizione di sinistra e progressista un centro non potrà che essere di marca liberal/repubblicana. Insomma una sorta di riedizione, in chiave aggiornata e rivista, della vecchia esperienza del PLI e del PRI.
Ecco perché, quando parliamo ancora oggi della necessità di avere una nuova Margherita purtroppo non possiamo che deprecare la scelta compiuta nel lontano 2007. Peraltro, ad sinceri sino in fondo, non mancarono all’epoca molti amici che avevano dubbi e perplessità sul progetto di unificazione con i Ds, sebbene ai più sembrava che il “corso della storia” andava in quella direzione. Cioè in una profonda ed irreversibile semplificazione del quadro politico e dello stesso pluralismo sociale e culturale, che sino a quel momento avevano caratterizzato le dinamiche della cittadella politica italiana. Un progetto che, con il fatidico senno del poi, si è rivelato semplicemente fallimentare.