Tratto da Agensir
“Le consultazioni di fine maggio sono importanti. Ma probabilmente non sanciranno davvero una svolta, in un senso o nell’altro, nella vita dell’Unione”. Lo scrive Damiano Palano, docente di Filosofia politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, in un articolo pubblicato dalla rivista dell’ateneo “Vita e Pensiero” sulle prossime elezioni europee. Considerando la divisione tra “europeisti” e “sovranisti” “semplicistica” alla luce del funzionamento del sistema politico dell’Unione europea, il docente sostiene che “una eventuale ‘sconfitta’ delle forze ‘europeiste’ potrebbe complicare la gestione del Parlamento, incidere sulla stessa elezione del Presidente della Commissione e avere conseguenze sull’attività dell’emiciclo”.
“Ma – osserva – proprio perché non siamo in un sistema parlamentare, l’ipotetica formazione di una maggioranza realmente ‘alternativa’ a quella attuale – ipotesi peraltro piuttosto improbabile – non si rifletterebbe in modo automatico nel cambiamento della linea politica”. Il rischio indicato da Palano sarebbe piuttosto quello di “un maggiore frazionamento delle forze presenti a Bruxelles” che “comporterebbe un indebolimento del peso politico del Parlamento rispetto agli altri organi dell’Ue, e dunque un rafforzamento dell’iniziativa degli Stati”.
“Più che essere vittima del ritorno del nazionalismo, o della seduzione del ‘sovranismo’ – scrive il docente -, l’Ue si trova alle prese con quegli stessi mutamenti che hanno investito i sistemi democratici negli ultimi dieci anni, e che sono riconducibili all’aumento della sfiducia nei confronti delle istituzioni e della classe politica, alla frammentazione partitica e alla crescente spinta alla polarizzazione”. Tendenze che “sono connesse a mutamenti culturali, tecnologici e comunicativi di più ampia portata”.