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ELEZIONI, TRATTATIVE, MAL DI PANCIA: IL CENTRO SINISTRA ANCORA ZOPPICA. LA SFIDA DI RENZI NON VA SOTTOVALUTATA.

Letta e Calenda alla fine potrebbero accordarsi, ma resta il nodo rappresentato da Italia Viva. Una parte dell’elettorato attende un positivo ricentramento della politica italiana. È una sfida, quella di Renzi, che non va sottovalutata.

 

È molto probabile che alla fine, scarnificate le controversie programmatiche e risolti i problemi delle liste, Letta e Calenda trovino l’accordo. Ciò andrebbe incontro alla esigenza di associare forze diverse, di centro e di sinistra, al processo di aggregazione di un’area democratica e riformatrice in grado di competere con il fronte delle destre. Sarebbe indubbiamente un successo ascrivibile al  segretario del Pd. Ciò non cancella però l’esigenza di completare l’opera aprendo anche a Italia Viva, senza indulgere perciò alla logica dei veti e delle antipatie.

 

Ad oggi la partita sembra indirizzata verso un nulla di fatto. Rimangono le distanze, ma sopratutto le idiosincrasie accumulate nel tempo, forse anche i mal sopiti rancori tra gli uomini e le rispettive squadre. Eppure, a voler essere realisti, lo sforzo di apertura dovrebbe prevalere sui motivi di incomprensione. Non si comprende, infatti, perché sotto traccia vigoreggi nelle fila del Pd la pregiudiziale anti renziana, anche a dispetto della ragionevolezza politica. 

 

Da parte sua, l’ex rottamatore ha dichiarato ancora ieri di  voler lavorare alla formazione di “un terzo polo, diverso dalla destra sovranista e dalla sinistra delle tasse”, ovvero un polo deciso a parlare “di lavoro e non di assistenzialismo. Di giustizia e non di giustizialismo. Di ambiente e non di ideologia. Di infrastrutture e non di veti. Di diritti e non di slogan”. Renzi al tempo stesso si professa consapevole del fatto che “andare da soli contro tutti è difficile”, ma insiste sulla tesi che raggiungere l’obiettivo del 5 per cento non è impossibile. Una percentuale, questa, che basterebbe comunque a portare in Parlamento un drappello di competenti – così egli definisce i suoi possibili eletti. 

Insomma, la sfida “al centro” del leader di Italia Viva non va sottovalutata. Può prendere forma a seguito della conclamata intolleranza da parte dei potenziali alleati di centro sinistra e assurgere ad autentica prova di orgoglio in nome di un Paese a sua volta intollerante nei confronti di un bipolarismo forzatamente riproposto, quasi che l’esperienza del governo Draghi fosse da archiviare alla stregua di una semplice parentesi tra un prima e un dopo della normale dialettica democratica. Invece non è stata una parentesi, almeno non per molti elettori che nutrono la speranza di un positivo ricentramento della politica italiana, consci che il “centro” esiste e funziona se mette insieme le autentiche culture riformatrici del Paese.

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