Con il voto amministrativo di ieri e di oggi la politica italiana cambierà. E cambierà profondamente. E la cultura, cattolico democratica, popolare e sociale non potrà che ritornare protagonista.
Dopo il risultato delle elezioni amministrative – che non riserverà poche novità – la geografia politica italiana è destinata ad essere rimessa in gioco. Tutti sanno, del resto, che si tratta di un turno elettorale decisivo in vista delle prossime elezioni politiche generali. E, al riguardo, saranno almeno tre le indicazioni concrete che inesorabilmente emergeranno, al di là dello stesso risultato nelle varie città italiane.
Innanzitutto la necessità, o meno, di dar vita ad un nuovo sistema elettorale. In ballo c’è il ritorno del sistema elettorale proporzionale. E questo, credo, si imporrà per la scarsa credibilità e la poca coesione politica delle attuali coalizioni. Sia sul versante del centro destra e sia, soprattutto, su quello della sinistra e dei 5 stelle dove l’unico cemento unificante è la convenienza e l’odio nei confronti dei nemici/avversari.
In secondo luogo il decollo di un progetto di “centro”. Ormai è a quasi tutti evidente che non si può riproporre all’infinito la contrapposizione frontale tra i due schieramenti come l’unico criterio per affrontare e risolvere i nodi politici del nostro paese. La radicalizzazione della lotta politica crea le condizioni per indebolire la democrazia e, soprattutto, non garantisce una vera e credibile “cultura di governo”. Senza un movimento/partito/lista di centro che sia in grado di declinare una altrettanto credibile ”politica di centro” difficilmente si garantirà una vera cultura di governo. Un “centro” che non sia, però, il frutto di operazioni trasformistiche o di mero posizionamento tattico. Ma un soggetto politico che non potrà che avere l’ambizione di rinnovare la politica italiana declinando, al contempo, quella cultura di governo e quella cultura della mediazione che sono stati i pilastri attorno ai quali il nostro paese ha conosciuto la miglior stagione politica. E di governo.
La crisi del populismo da un lato e del giustizialismo manettaro dall’altro – entrambi rappresentati in modo quasi esclusivo dal partito di Grillo e di Conte – non potranno che rafforzare e auspicare il ritorno di una “politica di centro” e di un “partito di centro”. Nè testimoniale nè virtuale, però. Come è concretamente capitato in questi ultimi anni. Che poi si tratti di una federazione o di un nuovo soggetto politico poco importa. Quello che conta è riempire un vuoto politico che oggi è persin troppo macroscopico per essere descritto ed ulteriormente approfondito.
In ultimo queste elezioni, probabilmente, richiederanno anche la presenza di una classe dirigente un po’ diversa dal passato. Probabilmente non saranno coloro che hanno fallito con i rispettivi progetti politici i protagonisti esclusivi della nuova stagione che si apre dopo il voto amministrativo. Una classe dirigente che non sarà che il frutto e la conseguenza della fase che si è aperta con il Governo Draghi e il sostanziale commissariamento della cosiddetta “politica dei partiti”.
Ecco perchè con questo voto amministrativo la politica italiana cambierà. E cambierà profondamente. E la nostra cultura, quella cattolico democratica, popolare e sociale non potrà che ritornare protagonista. Dando un contributo di qualità e di contenuto per la nuova fase che si dischiude.