Una scelta che divide e interroga
Dedicare la tessera del Pd di Elly Schlein — ripeto, del Pd di Elly Schlein — a Tina Anselmi è una scelta che si presta a svariate interpretazioni. Dalla bestemmia laica a un atto politicamente blasfemo, da una appropriazione indebita a una sorta di barzelletta.
Sia chiaro: nulla di personale e men che meno riconducibile a una polemica politica preconcetta e pregiudiziale. Ma, francamente, un partito che da alcuni anni — sotto questa precisa gestione — è l’espressione plastica, e del tutto legittima, di una sinistra radicale, massimalista, movimentista e libertaria, è quanto di più esterno ed estraneo possa essere riconducibile, anche solo vagamente, alla cultura, alla tradizione, al pensiero, al progetto e alla stessa prassi del cattolicesimo politico italiano. Sia nella sua versione democratica che popolare e sociale.
Una distanza culturale evidente
Certo, la Schlein non potrebbe mai mettere sullo sfondo della tessera del Pd i leader storici della sinistra sociale come Carlo Donat-Cattin e tantomeno Franco Marini. Anche perché la notorietà della Schlein inizia proprio con il pubblico festeggiamento per la bocciatura di Marini a Capo dello Stato per mano dei franchi tiratori del Pd guidato saldamente da Bersani e, il giorno dopo, con l’organizzazione del famoso movimento “Occupy Pd” per la bocciatura del suo leader e candidato al Quirinale di allora, Romano Prodi.
Ma anche Tina Anselmi è quasi antropologicamente alternativa rispetto al progetto politico e, soprattutto, alla cultura politica e ai valori incarnati dalla leader del neo-movimento studentesco che si chiama Pd.
Salvaguardare una tradizione
Ora, e nel pieno rispetto di intestare la tessera del proprio partito a chicchessia, credo sia importante — per chi non si rassegna a vedere sfregiati il magistero politico, culturale e istituzionale dei grandi leader e statisti della storia e della tradizione democratico-cristiana — continuare a salvaguardare il profilo di quei “giganti” riconducibili al pensiero del cattolicesimo politico italiano.
Forse è anche arrivato il momento di dire e affermare una banale verità: non trasformiamo i grandi e storici punti di riferimento della tradizione del cattolicesimo democratico, popolare e sociale del nostro Paese in specchietti per le allodole o in slogan volgarmente propagandistici di partiti esterni ed estranei a quella cultura.
Una questione di onestà intellettuale
Soprattutto quando vengono strumentalizzati da partiti, movimenti e leader politici che ne sono drasticamente, oggettivamente e legittimamente alternativi. È un fatto di onestà intellettuale prima ancora che di valutazione o di opportunità politica. È bene, però, che qualcuno lo dica anche alla movimentista, radicale, massimalista e libertaria Elly Schlein.

