19.8 C
Roma
lunedì, 1 Settembre, 2025
Home GiornaleEquilibri instabili. Chi si prepara ad occupare lo spazio che decide?

Equilibri instabili. Chi si prepara ad occupare lo spazio che decide?

Tra nostalgie democristiane e nuove ambizioni, il Centro continua a pesare negli equilibri italiani. Meloni prova a occuparlo, Calenda insiste con la sua proposta alternativa, anche lui giocando al centro.

Dopo la Coldiretti, dopo la Cisl, dopo Comunione e Liberazione, dopo settori significativi del mondo bancario e dopo altre realtà professionali e categoriali, è abbastanza evidente che alcuni organi di informazione – cioè i pochi rimasti che non vivono di pregiudiziali ideologiche o di pura faziosità da curva sud – si pongono un problema. E cioè, come dice ad esempio il direttore del Foglio Claudio Cerasa, ma non è che questa rappresentanza centrista, moderata, riformista e di governo finisca per essere rappresentata – nel bene come nel male – dalla Premier?

Il dibattito, a dire il vero, si è un po’ allargato ad una singolare ed anacronistica riedizione dell’ennesima versione della Democrazia Cristiana. Ora, per non fare confusione e, soprattutto, per non fare di tutta l’erba un fascio, credo sia importante avanzare almeno due riflessioni quando si affrontano questi temi. Che, comunque sia, sono e restano al centro del dibattito politico del nostro paese. Soprattutto con l’avvicinarsi delle elezioni politiche.

La Dc non è replicabile

Innanzitutto nessun partito può essere confuso e apparentato con la storia, la cultura, l’esperienza e la classe dirigente della Democrazia Cristiana. Men che meno il partito della Presidente del Consiglio. Per una molteplicità di ragioni. Ma, nello specifico, perché la Dc non è replicabile politicamente, culturalmente, sociologicamente e anche sul terreno organizzativo.

Per il suo modello, appunto, dove – per dirla con Guido Bodrato – “la storia della Dc è la storia delle sue correnti”. È inutile, pertanto, proseguire con una riflessione stantia, anacronistica e del tutto superata.

 

Il peso dellarea centrista

In secondo luogo, ed è questa la riflessione principale, la rappresentanza di un’area politica, culturale e sociale che nel nostro paese era, è e resta decisiva, non può essere rubricata ad un fatto ordinario o secondario. Parlo, come ovvio, dell’area centrale e centrista che per cinquant’anni è stata rappresentata organicamente e strutturalmente dalla Dc, poi da Forza Italia e – in misura molto più ridotta – dal Pd delle origini.

Successivamente si è tentato di riprodurre quell’esperienza con partiti che, però, non hanno saputo esprimere organicamente un mondo e un’area politica e culturale che continua a essere determinante negli equilibri politici del nostro paese. È in questo contesto che si inserisce, oggi, il dibattito innescato dal Foglio e da molti altri opinionisti non settari e non faziosi.

La Meloni e la sfida del Centro

Preso atto che il “campo largo” è il luogo politico per eccellenza delle sinistre italiane e che le altre componenti politiche o culturali – il sedicente Centro immaginato dal duo Bettini/Renzi con la goliardica “tenda” – hanno posto solo sugli spalti, per dirla in termini calcistici, è sul fronte politico alternativo che si colloca la proposta della Premier.

Più che non del suo partito, si tratta della candidatura personale della Presidente del Consiglio a rappresentare un mondo composito, variegato, plurale ma vivo e vitale. Questo dopo la difficoltà di altri partiti della coalizione a rappresentare realmente quel segmento sempre più consistente della pubblica opinione italiana.

Resta, su questo versante, l’iniziativa coraggiosa ed arrembante di Carlo Calenda con il suo partito, Azione, che persegue con coerenza e determinazione un progetto alternativo sia alla sinistra radicale, massimalista e populista, sia a un centrodestra che contempla al suo interno la presenza della Lega di Salvini, luogo politico sovranista e populista.

Battere un colpo

Ecco perché, al di là delle pregiudiziali ideologiche, dei pregiudizi personali, delle faziosità e dei settarismi, è arrivato il momento che chi ambisce a rappresentare l’area politica tendenzialmente centrista batta un colpo.

Serio, realista e pragmatico però, e non solo testimoniale o virtuale. Perché, come tutti sappiamo, in politica il vuoto non esiste. Mai. C’è sempre qualcuno che lo occupa, piaccia o non piaccia anche ai cultori storici delle varie e multiformi sfumature centriste.