La politica, come tutti ben sappiamo, è “merito”. Cioè, contenuti, proposte, progetti e concrete iniziative politiche. Perlomeno, è anche e soprattutto queste cose quando non si riduce ad essere solo populismo, spettacolarizzazione, faziosità, settarismo, personalizzazione, propaganda e attacchi personali.
Elementi, questi, che da ormai troppi anni hanno purtroppo il sopravvento rispetto alle tradizionali categorie che hanno storicamente accompagnato e condizionato la dialettica democratica nel nostro paese. Ma, al di là di queste considerazioni, se si vuole ridare slancio, vigore e credibilità alla politica nel suo complesso non si può non ripartire dalla fondamenta. Cioè da quel “merito” che resta uno degli elementi costitutivi del confronto tra i partiti per costruire, insieme, il “bene comune”.
Se questo è vero, com’è vero, è altrettanto indubbio che la politica è anche e soprattutto “metodo”. Cioè inverare concretamente le regole che rafforzano quella che Guido Bodrato definiva insistentemente come “qualità della democrazia”. Che sono poi quei tasselli costitutivi che differenziano la ‘buona politica’ dalla ‘cattiva politica’. E dove, guarda caso, è proprio la cultura cattolico democratica, cattolico popolare e cattolico sociale a giocare un ruolo decisivo se non addirittura determinante. Ed è appena sufficiente ricordare i capitoli principali ed essenziali di questo “metodo” per rendersi conto che la democrazia è, appunto, sostanza ma anche procedura.
E quindi, per riassumere questi tasselli che differenziano profondamente la concezione democratica da altre derive che hanno avuto il sopravvento in questi ultimi anni, li potremmo definire così e pur senza una gerarchia prioritaria: rispetto dell’avversario che non è mai un nemico; senso dello Stato; cultura di governo; cultura della mediazione; approccio riformista; ricerca della sintesi; respingimento di qualsiasi radicalizzazione del conflitto politico; rifiuto della personalizzazione spietata nel confronto politico; esaltazione dei corpi intermedi; centralità del dialogo e del confronto e in ultimo, ma per ordine di importanza, autorevolezza e rappresentatività della classe dirigente.
Insomma, una serie di elementi che contribuiscono a rafforzare e a consolidare gli istituti centrali della democrazia nel nostro paese. In perfetta coerenza con i valori e i principi scolpiti nella Carta Costituzionale. E, soprattutto, a differenziare i custodi della democrazia rappresentativa e costituzionale dai precursori di un modello populista, vagamente autoritario e sicuramente non liberale e partecipativo.
Anche per queste motivazioni, certamente nè peregrine e nè secondarie, è sempre più importante e decisivo il contributo e la presenza nella cittadella politica italiana della tradizione, della storia, del pensiero e della cultura del cattolicesimo politico italiano. Non per regressione nostalgica ma, al contrario, per rafforzare e consolidare lo “spirito dei costituenti” contro ogni maldestro e blasfemo nuovismo.