Eu-Bielorussia: Nessuno voli sul cielo di Lukashenko

La newsletter dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale fa il punto sulla vicenda dell’aereo dirottato e rileva la difficoltà per l’Italia di attirare, in questo momento di tensione internazionale, l’attenzione dell’Europa sulla questione degli immigrati clandestini.

ISPI

Il Consiglio europeo ha dato mandato ai ministri Ue di imporre nuove sanzioni sulla Bielorussia. La decisione arriva dopo il dirottamento di un volo Grecia-Lituania, fatto atterrare a Minsk da Lukashenko per arrestare il dissidente Roman Protasevich e la sua compagna. Le sanzioni europee dovrebbero vietare il sorvolo dello spazio aereo europeo da parte di compagnie bielorusse, ed essere accompagnate da misure economiche mirate.

La reazione dell’Ue è stata rapida, anche perché l’intercettazione di un aereo civile ha pochi precedenti persino durante la guerra fredda. Difficile, al momento, capire se sia stata incisiva: gli strumenti a disposizione dell’Europa sono comunque limitati.

E ora? Per l’Europa quella di Minsk resta una spina nel fianco, e ora la ferita si è riaperta. Le pressioni Ue su Lukashenko si sono rivelate inefficaci, l’opposizione appare demoralizzata e meno attiva, e le voci critiche al regime restano in carcere o in esilio. E la repressione continua: Lukashenko ha appena varato una legge che di fatto vieta le proteste e “silenzia” la stampa.

Ma c’è di più. Il ruolo di Mosca nel dirottamento sembra esser stato diretto: quattro dei sei agenti presenti sull’aereo su cui viaggiava Protasevich sarebbero russi. Anche per questo la reazione del Consiglio europeo non si è fatta attendere, con la condanna delle “attività illegali, provocatorie e destabilizzanti della Russia contro l’UE”. Tuttavia Mosca, già sotto sanzioni per il ruolo del Cremlino nell’avvelenamento e poi arresto di Navalny, non sembra temere ulteriori ritorsioni.

L’affaire bielorusso ha sconvolto l’agenda dei leader europei, ma soprattutto quella dell’Italia, che sperava di riportare sul tavolo il tema migranti. Con il fallimento degli accordi di Malta (meno di mille migranti ricollocati in altri paesi Ue su 45.000 sbarcati), Roma è alla ricerca di un rilancio della redistribuzione su base volontaria e di soluzioni alternative, come un nuovo accordo diretto con la Libia. Ma i 27 governi Ue restano divisi, e il dirottamento ha offerto un’ottima scusa per relegare le migrazioni ai tavoli bilaterali (come l’incontro Draghi-Macron).

Se ne riparla più seriamente, forse, a fine giugno, quando potrebbe essere già troppo tardi.