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mercoledì, Febbraio 19, 2025
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Facciamo come Luigi Sturzo, portiamo la Rete nell’Associazione dei Comuni.

Nel 1902, per intuizione e volontà di Sturzo, i cattolici mettevano piede nell’Anci. Di seguito l’intervento del Sindaco di Udine svolto stamane al convegno organizzato dalla “Rete di Trieste” (Roma, 14-15 febbraio).

Intanto ben trovati e grazie per l’invito. Sono davvero contento di essere qui. Parliamo del tema della solitudine? Personalmente, non mi sono mai sentito solo perché fin da bambino ho fatto parte di comunità: prima nel patronato e nell’Azione Cattolica, poi, vedendo che gli scout “si divertivano di più”, mi sono unito a loro. Sapete perché? Perché applicano il “learning by game”, cioè l’apprendimento attraverso il gioco. Ho preso parte all’esperienza degli scout fino ai trent’anni e poi ho fatto volontariato nell’attività di servizio verso i malati. Insomma, sono sempre stato insieme agli altri.

Vi assicuro che stare insieme è fondamentale: il successo nasce dalle alleanze. Le persone nelle comunità sono molto più forti. E qui, visto che ci troviamo in una rete di ispirazione cristiana, dobbiamo essere orgogliosi dell’essere stati educati al rispetto del valore della comunità.
Oggi ci troviamo tra due derive: da un lato quella liberista, dove l’individuo prevale su tutto; dall’altro quella populista e collettivista, dove la comunità schiaccia l’individuo. Ma noi abbiamo un’altra strada, quella del personalismo comunitario di Jacques Maritain ed Emmanuel Mounier. Abbiamo capito che la persona è al centro, ma si realizza pienamente solo nel quadro della comunità, quando cioè viene accolta e riconosciuta dagli altri. Questo concetto è fondamentale.
Ecco, parlando di comunità, mi viene in mente un episodio di quando facevo volontariato nel Tribunale del malato. Andavo a parlare con il direttore dell’ASL e lui mi chiedeva: “Ma voi chi siete? Da dove venite? Da chi siete stati nominati?”. In pratica, non ci vedeva come una rappresentanza reale, perché non eravamo stati eletti.

Questo ci porta al tema della democrazia associativa. Sempre nel periodo del volontariato, ricordo che avevamo una rivista chiamata emblematicamente “Diritti e Solidarietà”. Quel titolo rappresentava già un ponte tra le due grandi tradizioni popolari del nostro paese: “diritti” richiamava la narrazione della sinistra e “solidarietà” quella del cattolicesimo sociale e democratico. Avevamo già intuito l’importanza della democrazia partecipativa.
A Udine, città sotto i 100.000 abitanti, non abbiamo consigli di quartiere elettivi. Allora abbiamo creato i consigli di quartiere partecipati, coinvolgendo le associazioni sportive, culturali, sociali, e finanche le parrocchie. Così abbiamo costruito una forma di democrazia partecipativa, dove il Comune rappresenta la democrazia elettiva, in sostanza “verticale”, mentre le associazioni costituiscono quella che chiamiamo dimensione “orizzontale”.
E qui arrivo a un punto importante, emerso anche ieri: tenendo presente la dottrina sociale della Chiesa, noi arriviamo a declinare le nostre scelte attraverso due modalità diverse, entrambe degne di attenzione: quella del “prepolitico” – la Rete ne fa parte anche…non volendo – e quella del “politico”, dove operano ovviamente i partiti. Il rischio è che questa Rete rimanga sospesa, senza impatto reale. Secondo me, l’unità politica dei cattolici è possibile proiettarla solo nell’orizzonte delle istituzioni.

Un esempio? L’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) è “unitaria” o se preferite bipartisan. Ho studiato la sua storia: nasce nel 1901 a Parma su iniziativa di socialisti e radicali, ma già nel 1902 Luigi Sturzo ne intuì l’importanza e propose l’ingresso dei cattolici. Lo fece riunendo a Caltanisetta, a ridosso del secondo congresso dell’Associazione, organizzato a Messina, gli amministratori cattolici della Sicilia. Le motivazioni e le linee strategiche di quel passaggio fondamentale le ritroviamo, appunto, nel “Discorso di Caltanisetta” celebrato dalla storiografia sturziana.

Ebbene, veniamo all’oggi: l’ANCI negozia con lo Stato e le Regioni tutto ciò che rientra nell’ambito delle norme e dei provvedimenti finanziari aventi un impatto diretto e indiretto sugli enti locali. Noi possiamo inserirci in questo contesto, con la nostra attitudine e sensibilità, lavorando in modo “orizzontale”, quindi attraverso un sistema di relazioni dal basso, per coinvolgere di più e meglio le realtà territoriali e i cittadini.

Dobbiamo cercare le persone dove sono: nel volontariato, nell’associazionismo in genere, nelle comunità locali. Ma dobbiamo anche dare a queste realtà una proiezione politico-istituzionale, esaltando la democrazia associativa. E, soprattutto, dobbiamo rimanere uniti. Concludo proprio così: il sistema di valori comune, vissuto con la necessaria creatività, è garanzia di futuro e poiché, sicuramente, nella dialettica politica vincerà chi avrà “più filo da tessere”, ci dobbiamo prestare a un impegno solidale per dare testimonianza attiva di una tessitura forte e ambiziosa.