Buonasera a tutti e benvenuti.

Siamo qui, oggi, nella ricorrenza del ventesimo anniversario della scomparsa di Amintore Fanfani, nella sua e nostra Arezzo, ospiti di Sua Eccellenza l’Arcivescovo Fontana (che ringrazio per la cortesia usataci), non per offrire solo il doveroso riconoscimento al nostro conterraneo protagonista nella costruzione dell’Italia repubblicana, democratica,

dell’Italia potenza industriale capace in un trentennio di emanciparsi da una condizione di società rurale ad Paese dell’industria automobilistica (Fiat), della chimica d’avanguardia (Montecatini), dell’industria energetica (Eni), dell’obbligo scolastico e dell’accesso universale all’apprendimento universitario.

Non è (solo) questo il senso delle iniziative volute dal Consiglio regionale per questo 20 novembre. Iniziative iniziate stamani a Firenze con l’intitolazione alla sua persona di una sala del palazzo sede del Consiglio Regionale alla gradita presenza dei familiari.

Il vero senso è l’urgenza, per la politica e i luoghi dove questa esprime la sua vocazione ed il suo servizio di acquisire una riflessione, approfondita, sull’esperienza di coloro che hanno segnato, nel bene, con il proprio agire politico ed istituzionale, il percorso realizzato da questa nostra comunità nazionale dall’indomani della chiusura della vergognosa pagina del fascismo a i giorni d’oggi.

Perché questa urgenza?

Basta pensare alla presenza, nello scenario politico, di attori senza memoria, figli di una contemporaneità che sostituisce alle radici culturali gli strumenti della comunicazione, i quali, da mezzo,

diventano anche origine di un soggetto politico, sua stessa fonte di esistenza.

Attori privi di quella elaborazione culturale che era, invece, condizione necessaria alla costruzione di un progetto politico

Abbiamo il dovere, soprattutto noi a cui i cittadini hanno affidato il compito della gestione della cosa pubblica, di guardarci, consapevolmente, indietro.

Non per saccheggiare, a piacimento, in una sorta di supermarket delle ispirazioni, idee e riflessioni di questo o codesto uomo politico.

Ma, per comprendere genesi, fini e metodi di realizzazione delle migliore scelte che sono state fatte per questo Paese.

Se il debito di memoria di cui soffre il Paese è quello che porta a ‘odiare’ Liliana Segre per quel che rappresenta, per quel che racconta, per quel che fa, altrettanto vero che viviamo anche un debito che definirei di ‘conoscenza’ del buono costruito nel passato di questa Repubblica.

Quasi che ci fossimo assuefatti al populismo che bolla la politica come necrosi sociale, salvo poi ambire ad ogni costo ad esserne protagonista, occupando spazi non per le responsabilità da assumere, ma per gli onori da perseguire.

Chi vive la politica come momento di una storia che è stata e che sarà alto servizio ,impegno, attivismo e militanza, non può supinamente accettare questa visione delle cose.

E ha, dunque, il dovere, di guardarsi dietro, per riconoscere le competenze, le capacità, che ci hanno preceduto e che hanno costruito reali, concreti, processi di crescita per la nostra società.

È dunque questo che chiediamo a questa nosta odierna iniziativa: aiutarci a comprendere Amintore Fanfani, il suo pensiero, il suo operato, per trarne spunto e spinta per una nuova stagione di riformismo politico-economico.

L’Italia, purtroppo, ne ha un grande bisogno!