Anche l’economia, come mille altri fenomeni, si distribuisce nel tempo. Capita un evento, si fa storia, mostra il suo volto, il volto presente, e poi, sicuramente dobbiamo attenderci che effetto avrà sul futuro. Futuro prossimo, ma possibilmente anche futuro un po’ più distante. Per l’economia, almeno per quello che compete a queste povere righe, si tratta di aprire una finestra circa che cosa potrebbe capitare da qui all’autunno.

Quel che è successo lo abbiamo, più o meno, constatato tutti. Gli effetti immediati si sono riversati immancabilmente sull’intero Paese; oggi, avvertiamo quell’urto, ma sarebbe opportuno cercare di capire che cosa avverrà ad ottobre.

E, va debitamente sottolineato, che non capiti nulla di più, rispetto a quello subito. Abbondantemente subito. Dentro questo quadro, già si può intuire il risultato, in termini economici, che ci troveremo ad affrontare quando si spegnerà l’estate.

Con un’immagine piuttosto cruda, me ne rendo conto, ma a me compete far emergere il senso, e che nulla come una scomoda metafora, può risultare a tal fine utile. Immaginatevi un terremoto in mezzo ad un oceano, e dopo un po’, rappresentatevi l’onda d’urto che ne conseguirà.

Così a cavallo tra febbraio marzo è capitato il movimento tellurico, con tutto quello che sappiamo, ma il movimento dell’acqua giungerà a destinazione, almeno così penso, alle porte dell’autunno.

Le imprese non sono tutte nello stesso stato di salute. Qualcuna viaggia bene, altre con qualche incertezza, certe pare siano sempre ad annaspare. È chiaro che questa maledizione colpirà maggiormente coloro i quali già risentivano di sostanziali e comprovate difficoltà. E, per quanto si legga, la percentuale dell’ultima classe, si aggira intorno al 30%. Questo, lo so, è un giudizio piuttosto largo, forse un po’ grossolano, ma ha la virtù di mostrare immediatamente una possibile condizione dell’andamento delle nostre realtà produttive, del nostro commercio, dei servizi e delle funzioni che hanno a che fare in ogni caso con l’economia.

Cosa pensare? E poi, come agire?

C’è da augurarsi che il calore estivo tolga al virus la capacità di viaggiare da persona a persona: le temperature al di sopra di 30 gradi, potrebbero rappresentare un’ostacolo enorme alle carrozzine di saliva che trasportano il veleno. Già questo, non è un aspetto da trascurare. In secondo ordine, tuti quanti preghiamo che gli istituti di ricerca internazionali ce la facciano o con i farmaci o con il vaccino, a debellare questo terribile mostriciattolo.

Con queste due speranze, unite alla buona volontà di tutta la classe politica europea e internazionale, a progettare misure di sviluppo economico adeguate a fronteggiare il malanno che ci sta investendo, potremmo, con minor angoscia, attendere quella terribile onda, sul far della vendemmia.

Come si vede dobbiamo affidarci a due fattori favorevoli: a) confidare sulla natura amica (il caldo estivo); b) sulla volontà e la capacità umana.

In ogni caso, abbiamo un unico dovere, direi un dovere categorico: non cedere mai!