Per un femminicido o femmicidio ogni giorno è buono. Non c’è un calendario appositamente dedicato a questo delitto che, grazie a Diane Russel nella seconda metà del novecento fu definito di “genere”, sottraendolo alla iniziale collocazione di omicidi di donna. Si tratta di un omicidio di donna in quanto donna, con tanto di misoginia a supporto. Una buona parola la mise anche Marcela Lagarde, antropologa messicana, per cui l’iniziale inglese “femicide” si traduce oggi nella «forma estrema di violenza di genere contro la donna, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte che…. possono culminare con l’uccisione o in altre forme di sofferenze psichiche e fisiche….”. Si può arrivare al sangue, ma non è necessario.
Giorni fa una giovane avvocatessa è stata uccisa dal suo compagno, con sul collo il doppio degli anni della sua età, che evidentemente non ha comunque brillato di saggezza. L’uomo ha inaugurato il nuovo anno senza stare a guardare se calendario solare, lunario, gregoriano o giuliano con tanto di differenze e sapienti distinguo. Ciò che conta è che la donna abbia pagato il suo debito con l’assassino, che le cose ha fatto per benino fino all’ultimo. Del resto al tempo dei Romani per calendae si intendeva il libro di credito e di scadenze, perché gli interessi maturavano il primo del mese. Quando un amore giunge al termine qualcuno deve saldare i conti. L’uomo, pur lavorando nel trasporto aereo, non ha volato alto nei suoi sentimenti ed è andato giù con colpi di pistola ben piantati nel petto della sua compagna. Notizie di cronaca dicono che è stato professionalmente impegnato, con probabile ogni diligenza, nel mondo del controllo del volo, perdendo però il controllo sulla terra.
A quanto è dato sapere, nel suo lavoro si è occupato anche di sindacato ed ha sindacato che non c’era altro da fare che mettere fine in modo risoluto alla loro storia senza sedere oltre al tavolo delle trattative. Al ristorante dove erano seduti si è alzato dal tavolo, inveendo contro la donna che si è rifugiato nel bagno, temendo il peggio. Sembra, in una prima versione, che il gestore, preoccupato per la situazione venutasi a creare, abbia invitato i due a sgombrare il campo ed a sbrigarsela per fatti loro fuori dal suo locale. Se vero, forse sarebbe occorsa maggiore avvedutezza. Not In My Back Yard, non nel mio cortile, sarebbe stata la scelta di spingere i due litiganti in strada con le conseguenze del caso. Dal Bimby al Nimby il passo è breve.
Dal clamore suscitato, il gestore ha invero dichiarato di aver speso ogni forma di tutela ed accudimento verso la donna, chiamando le forze dell’ordine, invitandola a restare nel locale fino al loro arrivo. La vittima dell’omicidio, forse imbarazzata per il trambusto provocato o fiduciosa di poter ancora gestire la sua situazione, si è determinata in modo diverso. Il locale si chiama Brado. Ha il sapore di libertà. Brado, per dire anche lesto e agile, par che derivi dal latino “Rabidus”, rabbioso e selvaggio come i cavalli indomiti. Rabbioso e selvaggio è stato l’uomo che, allenato per passione al tiro con la pistola, ha colpito al cuore la poveretta, perché negli affari di cuore è così che si fa.
Si deve essere a volte risoluti e determinati. “Al cuore Ramon” era la sfida che nel celebre western “Per un pugno di dollari” il buono muoveva al cattivo per essere centrato da un tiro di fucile, se ne fosse stato capace. Sotto aveva una protezione di ferro che lo proteggeva. La giovane avvocatessa ha avuto a protezione solo la sua paura. Nel film “Femina ridens”, pur in una logica deviata, la protagonista alla fine la spunta sul maschio imperante. Come in un film, la donna è morta tra le braccia del fratello che era accorso a proteggerla, risparmiato per generosità dal balordo o forse perché ne ha disprezzato il genere maschile. Occupandosi di Diritto di Famiglia, la vittima sapeva bene in che guaio si era, suo malgrado, cacciata. Proprio a lei un destino brado e senza legge.