16.6 C
Roma
mercoledì, 28 Maggio, 2025
Home GiornaleFlaminio Piccoli: la politica come responsabilità e servizio

Flaminio Piccoli: la politica come responsabilità e servizio

Una vita tra giornalismo, Parlamento e partito. Il 3 giugno, nella Sala Regina di Montecitorio, verrà presentato il volume raccoglie i discorsi del politico trentino. Di seguito la scheda biografica presente nel sito dell’Istituto Sturzo.

Flaminio Piccoli nasce a Kirchbichl, in Austria, il 28 dicembre 1915; compie gli studi medi e di ragioneria a Trento. Nel 1838 si laurea in lingue straniere all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Durante gli anni Trenta partecipa attivamente alla vita dell’Associazione di studenti medi cattolici di Trento voluta dal vescovo Celestino Endrici.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale viene arruolato come ufficiale degli alpini e inviato al fronte prima su quello francese, poi in Albania nel corso del 1940-41, in Montenegro nel 1941-42, nel 1942-43 nella zona d’occupazione in Francia; dopo l’8 settembre 1943 prigioniero e poi fuggiasco da un treno diretto in un campo di concentramento. Tornato a Trento rimane nascosto per evitare problemi con le nuove forze d’occupazione, fuggendo a Milano nel 1944.

Nel dopoguerra è presente all’assemblea costituente della DC trentina (1945); nello stesso anno, esponente di punta del giornalismo cattolico, viene scelto come direttore de «Il Popolo trentino», organo di stampa del partito (ribattezzato «l’Adige» nel 1951), di cui mantiene la direzione ininterrottamente fino al 1977.

Ancora nel 1945, sposa Maria Cescatti, maestra; dal loro matrimonio nascono tre figli.

Nel 1952 gli viene affidata la presidenza della Giunta diocesana dell’Azione cattolica, affiancato dall’assistente monsignor Alfonso Cesconi. Nel 1954 i due si scontrano con il presidente generale Luigi Gedda; vengono quindi allontanati e in seguito, dopo lunghe trattative, reintegrati ai loro posti. La carica di presidente della Giunta diocesana viene mantenuta fino al 1957, anno in cui Piccoli è eletto segretario provinciale della DC trentina.

Nel 1958 viene eletto alla Camera; la sua esperienza da parlamentare si conclude nel 1994. Nel marzo 1959 si avvicina alla corrente dei dorotei e a partire dal 1963 assume i primi incarichi ufficiali all’interno del partito; prima come responsabile della stampa e propaganda, poi, nel settembre 1964, come vicesegretario nazionale, carica che mantiene fino alla fine del 1968. Dal 1961 al 1964 fa parte della Commissione dei 19, costituita dal Governo per affrontare il problema dell’Alto Adige e che darà l’avvio agli statuti di autonomia alla Regione, prima e alle provincie di Trento e Bolzano, poi.

Dal 1968 al 1993 presidente dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi).

Nel gennaio 1969 viene eletto per la prima volta Segretario nazionale; è poi nominato ministro delle Partecipazioni statali, prima e sua unica esperienza ministeriale, passata attraverso i governi Rumor, Colombo e Andreotti (1970-1972). Fa riferimento a questa esperienza la pubblicazione del volume Le partecipazioni statali: una formula per lo sviluppo, (Milano 1970).

Rientrato nei ranghi del partito, dal 1972 al 1978, è capogruppo dei deputati DC alla Camera, trovandosi sempre presente in tutti i passaggi politici degli anni Settanta.

Nei giorni cruciali del sequestro Moro, Piccoli fa parte della ristretta delegazione che sostituisce la direzione nell’eccezionalità del momento.

Nell’estate 1978 viene eletto presidente del Consiglio nazionale della Democrazia cristiana, posto lasciato vacante proprio da Aldo Moro; durante il XIV Congresso nazionale del partito (Roma, 15-20 febbraio 1980), è eletto per la seconda volta segretario nazionale, carica che ricopre per due anni, segnati da scandali ed emergenze che colpirono il Paese e il maggior partito di Governo (strage di Bologna, terremoto in Irpinia, referendum sulla legge sull’aborto, scandalo della P2). Nel novembre 1981, tentando di rinnovare il partito, convoca un’Assise degli esterni, coinvolgendo intellettuali ed esponenti della società civile non iscritti al partito.

Terminata la sua esperienza da segretario nel maggio 1982, il Consiglio nazionale propone a Piccoli di riassumere il ruolo di presidente dell’Assemblea, carica mantenuta fino al 1986.

A partire dal giugno 1986 (Assemblea di Lisbona) e fino al 1989, è presidente dell’Unione mondiale dei democratici cristiani (di cui è già stato vicepresidente); si assume poi l’incarico di organizzarne la Conferenza ideologica che, programmata nel 1992, ha poi luogo nel 1994, a Santiago del Cile, tra l’indifferenza dei partiti europei e la grande partecipazione dei paesi dell’America latina.

Negli anni 1987-1992 è presidente della Commissione esteri della Camera; successivamente (giugno 1992-aprile 1994, XI Legislatura), eletto senatore nel Collegio di Castellammare di Stabia, è membro della Commissione esteri del Senato. Con la conclusione anticipata della Legislatura e la fine della Democrazia cristiana, Piccoli confluisce nel gruppo senatoriale del Partito popolare italiano.

Nel 1994 decide di non ricandidarsi e nel 1995 costituisce l’Associazione dei democratici cristiani; gli ultimi anni tenta di rifondare il suo vecchio partito.

Muore a Roma l’11 aprile 2000.