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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Forza Italia oltre Berlusconi? Ezio Mauro suggeriva un percorso.

Il problema è occupare l’area centrale. Forza Italia si è messa in moto per occupare quello spazio e ampliarlo, ovviamente sul suo versante, quello destro. Siamo solo agli inizi.

Una Sinistra perspicace e realmente interessata a costruire una credibile alternativa al governo della Destra anziché occuparsi di quel fantomatico e oggi inesistente Campo Largo (Conte dixit) dovrebbe osservare con attenzione l’improvviso attivismo di Forza Italia, partito da sempre definito “di plastica” e dato più o meno da tutti per “finito” all’indomani della scomparsa del suo fondatore, ideatore, interprete, leader assoluto, insomma del suo unico e ineguagliabile dominus, Silvio Berlusconi.

Perché la sconfitta della Destra passa attraverso la conquista del Centro (area oggi lasciata libera dopo il fallimento del duo Calenda-Renzi e dopo i numerosi e mai riusciti tentativi di rilanciarlo compiuti negli ultimi lustri) o meglio dire di quell’ampia fascia di elettorato insoddisfatta e finanche incompatibile col bipolarismo urlato che ormai da tempo – veicolato da talk show televisivi e social media digitali unicamente orientati alla polemica e non alla mediazione – impera nella politica nazionale e non solo.

E verso il Centro sta muovendo Forza Italia. È stata una delle migliori penne del giornalismo italiano, uomo di sinistra e implacabile avversario proprio di Berlusconi durante gli anni della sua direzione di Repubblica, a evidenziarlo, con un editoriale firmato un paio di mesi fa sul quotidiano romano. Una lettura che alla luce delle prese di posizione di Tajani nelle ultime settimane e dai suoi ripetuti scontri con Salvini si conferma acuta e assolutamente interessante per cercare di capire quali potranno essere i successivi sviluppi di una iniziativa politica che comincia a preoccupare anche la stessa Presidente del Consiglio.

Ezio Mauro ha così illustrato (Repubblica, 19 agosto) il possibile processo politico del quale Forza Italia potrebbe essere protagonista: “Occupare il mitologico Centro della scena politica non con una velleitaria rifondazione, partendo da zero, ma con una metamorfosi, usando un soggetto che già esiste e cambiandogli poco per volta l’identità, la natura, il tono del linguaggio, scommettendo di non dover alla fine cambiare gli elettori ma anzi di sommare i vecchi ai nuovi sotto l’insegna dei moderati, oggi senza bandiera”.

E in effetti l’estate appena conclusa ha visto un protagonismo del partito ora guidato dal Ministro degli Esteri (molto più concentrato sulle vicende nazionali che su quelle internazionali, peraltro) inatteso, per certi versi sorprendente.

Il primo obiettivo (mantenere un livello di consenso accettabile e concorrenziale con quello della Lega salviniana sempre più spostata a destra) è stato conseguito alle elezioni europee e questo risultato era ovviamente indispensabile per poter avviare il nuovo corso. Che è stato favorito dall’autogol dell’ex Terzo Polo, che con la sua spaccatura ha dilaniato ogni ipotesi di una forza centrista in grado di offrire un’alternativa interessante per quegli italiani non propensi a sostenere la Destra o la Sinistra. Lasciando così uno spazio moderato e riformista che può arricchire il consenso alle due ali dello schieramento parlamentare, ricreando le condizioni per ricostruire un vero centrodestra e un vero centrosinistra. Forza Italia si è messa in moto per occupare quello spazio e ampliarlo, ovviamente sul suo versante, quello destro. Facilitata anche dalla sua appartenenza al PPE (una intelligente intuizione di Berlusconi) e dalla sua solida e indiscutibile postura atlantica in politica estera. Non poco davvero, in un periodo storico nel quale le relazioni internazionali sono più importanti che mai, addirittura decisive.

L’operazione sarebbe però risultata più complicata se Giorgia Meloni avesse proseguito la sua marcia verso l’establishment europeo, votando Ursula von der Leyen e opponendosi alla deriva estremista dei “patrioti” europei alla quale si è disperatamente aggregato Matteo Salvini. La premier invece non ha voluto, forse perché non poteva, lasciare il suo spazio politico originario ed elettivo temendo proprio la concorrenza del suo agitato alleato leghista. Così facendo, però, ha lasciato libero lo spazio dei moderati, luogo privilegiato per il partito di Tajani. Sotto l’impulso di Marina e Piersilvio Berlusconi e con la consulenza degli immarcescibili amici di sempre del loro genitore (Fedele Confalonieri e Gianni Letta) Forza Italia ha aperto a tematiche legate ai diritti individuali sino ad oggi patrimonio della sola Sinistra lanciando così più di un amo nella direzione opposta a quella dei suoi alleati di governo.

Un tentativo per allargare lo spettro del proprio elettorale potenziale e per evitar di rimanere prigioniera di una coalizione troppo connotata a destra, che pure non può abbandonare. Ma che vuole riequilibrare. Anche, se del caso, attraverso una propria “metamorfosi”, secondo la citata definizione datane da Ezio Mauro.

Siamo solo agli inizi. Bisognerà vedere se i protagonisti di questa innovativa iniziativa saranno in grado di proseguirla e rafforzarla. E se a guidarla sarà ancora l’attuale coordinatore del partito, peraltro oberato da troppi e gravosi impegni, o se invece essa sarà nuovamente targata Berlusconi. A quel punto in perfetta continuità con la propria storia.