[…] Al termine della recita del rosario il Papa ha riflettuto su Maria che va in tutta fretta dalla cugina Elisabetta. È questo peraltro il tema scelto come “titolo” della Gmg di Lisbona. E ha sottolineato la fretta buona, sana, di Maria che con urgenza e premura va incontro a chi ha bisogno e se ne prende cura, al punto da proporre un nuovo “titolo” per Maria: “Nostra Signora che ha fretta”.
È l’amore che chiede questa fretta, «affrettiamoci ad amare» (come recita la bella poesia di Jan Twardowski), è l’esortazione che oggi è emersa da Fátima, dalle parole e dai silenzi del Papa che sente tutta l’urgenza di Maria, la fa sua, e la propone con forza.
Maria dunque icona della Chiesa, Maria madre che ha fretta, apressada ha detto il Papa in portoghese, a sottolinearne l’ansia premurosa; icona di una Chiesa senza porte come il santuario di Fátima che abbraccia con la sua struttura architettonica i pellegrini provenienti da tutto il mondo. Abbracciare tutti, todos, e uno per uno, chiamandoli per nome. Questa è la via che Maria ci indica, che è la via di Cristo perché Maria non mostra se stessa ma il Figlio. Senza protagonismi, con umiltà. Il gesto di Maria infatti è duplice, ha detto il Papa, da una parte si mette in movimento con fretta verso gli altri, dall’altra indica agli altri Gesù.
Un amore premuroso, delicato, che chiama per nome uno per uno, e al tempo stesso discreto. Che opera, come la preghiera, nel silenzio […] e il momento più intenso della visita del Papa è stato proprio questo, la preghiera silenziosa del Papa davanti alla piccola statua di Maria di fronte alla cappellina delle apparizioni. Una piccola cappella sobria e semplice, senza porte.