Un dibattito che nessuno si aspettava
C’è qualcosa di sorprendente, quasi contro-intuitivo, nel dibattito che si è riacceso in Francia attorno alla Messa tridentina. Un Paese che da decenni si descrive come il laboratorio dell’indifferentismo religioso europeo — laïcité severa, cattolicesimo in caduta libera, parrocchie desertificate — scopre improvvisamente che la questione liturgica mobilita, divide, incuriosisce. “La Croix”, quotidiano cattolico tra i più autorevoli, dedica ora ampio spazio a un fenomeno che fino a pochi anni fa sarebbe apparso residuale: fedeli che partecipano con naturalezza tanto alla Messa secondo il rito ordinario quanto alla liturgia tridentina, pregando in francese e in latino senza percepirlo come una contraddizione.
Non solo comunità “tradi”
Secondo il giornale, non si tratta più soltanto delle comunità “tradi” (tradizionaliste) legate al rito preconciliare, né dei nostalgici di un passato idealizzato. Nel tessuto ecclesiale francese, sempre più frammentato, emergono gruppi di giovani e famiglie che vivono l’alternanza fra i due riti come un fatto normale. Una pratica che smonta lo schema rigido imposto negli ultimi anni dal dibattito polarizzato attorno al motu proprio “Traditionis custodes” di papa Francesco: da una parte i difensori della riforma liturgica del Vaticano II, dall’altra i custodi della forma antica. In Francia, però, accade qualcosa di diverso: la porosità tra i due mondi cresce, e la liturgia tradizionale non rappresenta più un’area di resistenza identitaria.
L’indifferenza non spiega tutto
La domanda è perché tutto questo avvenga proprio in Francia, Paese che dovrebbe essere più refrattario a simili discussioni. Forse perché, in una società colpita dal declino delle appartenenze, il linguaggio liturgico — antico o riformato — diventa uno spazio identitario sorprendente. Non identitario in senso politico, ma come luogo dove si percepisce ancora un “di più” simbolico, una verticalità che sfugge al consumo immediato.
La Francia, che pure si mostra indifferente alla religione, continua infatti a produrre minoranze vive, capaci di riaprire domande che sembravano sepolte: sul sacro, sulla bellezza, sul senso della tradizione. Così il dibattito sulla Messa tridentina, lungi dall’essere una questione per specialisti, diventa un piccolo laboratorio sociale e culturale, oltre che religioso. Un Paese che proclama la sua “laicità” come dogma non disdegna di interrogarsi ancora — forse più di prima — sulla forma della propria eredità spirituale.
Una sorpresa che riguarda tutta l’Europa
Che alcuni cattolici francesi preghino indifferentemente in latino e in francese non è solo una curiosità liturgica: è il segnale che, sotto la superficie, l’immaginario religioso continua a muoversi, a riorganizzarsi, a sorprendere.
In un continente che tende a confinare la fede nella sfera privata o nostalgica, la Francia dimostra ancora una volta la sua capacità di rompere gli schemi. Anche — e forse soprattutto — quando si parla di liturgia.

