Il dibattito in occasione del quarantacinquesimo anniversario della strage di Bologna ha coinvolto trasversalmente il mondo delle istituzioni, della politica, della comunicazione e delle organizzazioni sociali del Paese.
Tra gli interventi, si è distinto quello del Presidente della Repubblica, per tono e profondità. Ma, sorprendentemente, la discussione ha coinvolto anche la Cisl. Purtroppo non per meriti, ma per un evidente scivolone comunicativo.
Non è in discussione la sincera cultura antifascista che contraddistingue storicamente la Confederazione. Tuttavia, è doveroso rilevare alcune contraddizioni nel linguaggio utilizzato dall’Organizzazione a vari livelli.
L’antifascismo e Il caso Cisl Romagna
Particolare scalpore ha suscitato il manifesto pubblicato dalla Cisl Romagna sui social: un messaggio commemorativo che, in maniera generica, evocava “il terrorismo che non ha colore”. Dopo le reazioni indignate, il post è stato rimosso e accompagnato da una nota di chiarimento:
«Siamo profondamente rammaricati che un messaggio nato con l’unico intento di promuovere il ricordo, la ricerca della verità e la lotta per la giustizia sia stato equivocato, tanto da ledere la sensibilità di alcuni».
A questa dichiarazione ha fatto seguito un’affermazione che suona incoerente: «Non solo rispettiamo, ma condividiamo la sacrosanta verità scaturita dai processi». Ma se si afferma di condividere una verità processuale – che ha portato a condanne definitive per militanti neofascisti – perché allora invocare genericamente la “ricerca della verità”? Comprensibile, dunque, il giudizio di molti commentatori sui social: la toppa è peggio del buco.
Le parole della segretaria Fumarola
Considerando l’episodio come un inciampo comunicativo a livello territoriale, abbiamo rivolto l’attenzione al messaggio pubblicato sui canali ufficiali della Segretaria generale, Daniela Fumarola: «La Cisl onora la memoria delle 85 vittime della strage di Bologna. Un attacco vile alla democrazia, che ci impegna ogni giorno nella difesa dei valori costituzionali e nella richiesta di verità e giustizia».
Anche in questo caso, tuttavia, si tace sulla verità accertata in sede giudiziaria, richiamata con forza dal Presidente Mattarella.
La verità va detta con chiarezza
Lo ribadiamo con convinzione, e con il rispetto dovuto alla storia della Cisl: quella di Bologna fu una strage neofascista. Su fatti così gravi e tragici non possono esserci ambiguità, né esitazioni.
Chi ancora oggi rivendica una “verità alternativa” appartiene, con ogni evidenza, a quell’area che – come affermò l’ex segretario generale Luigi Sbarra in Piazza San Giovanni, dopo l’attacco alla sede della Cgil – “non è riuscita definitivamente a fare i conti con un credo politico che nulla ha a che vedere con l’esperienza democratica del nostro Paese”.