Il distacco dal candidato dell’AfD sembrava incolmabile. Nel primo scrutinio di due settimane fa, Prophet aveva ottenuto di gran lunga il miglior risultato con il 42,1 per cento dei voti. Kai Buchmann, sindaco uscente «indipendente», era arrivato al 23,7 per cento, il candidato socialdemocratico (SPD) al 18,6 per cento, quello cristiano democratico (CDU) all’11,2 per cento, mentre Verdi e liberali (FDP) si erano dovuti accontentare di percentuali a una cifra. Al primo turno l’affluenza alle urne era stata del 56,4 per cento e, non avendo raggiunto il 50 per cento nessuno dei candidati, si era reso necessario il ricorso al ballottaggio.
Ed ecco la sorpresa: a dispetto delle previsioni, Kai Buchmann vince con il 54,9 per cento dei voti. Eppure solo i Verdi lo avevano appoggiato ufficialmente, sicché l’esito del voto sembra davvero attribuibile alla mobilitazione spontanea della società civile. D’altronde parliamo di un sindaco divisivo, addirittura sottoposto a giudizio degli organi di controllo per aver disatteso alle deliberazioni del Consiglio comunale.
In ogni caso, un lungo applauso ha salutato nell’Aula del Municipio l’annuncio ufficiale dei risultati elettorali. «Sono incredibilmente sollevato», ha detto subito Jens-Christian Wagner, direttore della Fondazione “Memoriale di Buchenwald e Mittelbau-Dora”. Il nome si ricollega al campo di concentramento nazista realizzato durante la seconda guerra mondiale alla periferia di Nordhausen. Furono più di 60.000 le persone qui recluse, tutte impegnate, in condizioni disumane, nella massiccia produzione di missili e armamenti. Oltre 20.000 vi trovarono la morte.
Per capire l’esultanza di Wagner, basti tener presente che Jörg Prophet vede nel modo di commemorare l’Olocausto quello che definisce il «culto della colpa dei tedeschi». Per giunta, l’esponente dell’AfD è dell’opinione che gli americani mostrarono una certa «assenza di morale» quando, nell’aprile del 1945, il lager fu liberato. A suo dire, infatti, il loro interesse fondamentale fu di prendere possesso di «tecnologie di morte», con l’obiettivo strategico di «assicurarsi la propria posizione [dominante] nel mondo».
Ciò nondimeno. la campagna elettorale di Prophet si è giocata ampiamente su specifiche questioni di tipo amministrativo. È stato questo il suo sforzo maggiore, anche per allontanare i sospetti che continuano a gravare sull’impianto ideologico dell’AfD. In effetti poche cose, e tutte molto concrete, hanno caratterizzato il suo programma, ovvero: il circostanziato divieto di bevande alcoliche, l’installazione di telecamere di sorveglianza di fronte al teatro e alla stazione ferroviaria, l’incremento del numero dei bidoni della spazzatura, nuove aree destinate ai cani e nuovi parcheggi. Solo in alcuni passaggi ha fatto irruzione la xenofobia, laddove ad esempio è risuonato nei suoi comizi il discorso sui cosiddetti «interessi della città in materia di immigrazione».
Il mondo democratico tedesco tira dunque un sospiro di sollievo. Almeno in questa circostanza l’onda della destra non ha prodotto danni. Solo spavento. Resta comunque l’allarme per la forza di un partito che nei sondaggi raccoglie in Turingia, Sassonia e Brandeburgo più del 30 per cento dei consensi. E proprio in questi tre Länder, nell’autunno del 2024, si terranno le elezioni. C’è tempo per lavorare, ma nulla va trascurato.