C’è un vecchio e rispettoso detto che recita più o meno così “scherza con i fanti, ma non con i santi”.
E’ del tutto evidente che Salvini non ne è a conoscenza o, più probabilmente, devastato dal delirio di onnipotenza che lo attraversa in questa fase ed esaltato dalle affacciate da balconi imbarazzanti come quello di Forlì, ha semplicemente optato per un inquietante “me ne frego”.
L’accostamento del sacro al profano e peggio ancora l’uso strumentale della fede per bassi interessi terreni di tipo elettorale segna un degrado della politica che non ha riscontri nella storia di forze politiche che indicavano già nel nome le loro radici culturali cristiane; non a caso il Cardinale Parolin (Segretario di Stato Vaticano) è intervenuto in modo deciso per invitare a non mescolare fede e politica, ricordando che “invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso”.
E’ intollerabile – per credenti e non credenti – ascoltare Salvini che dal palco di Piazza Duomo a Milano (dopo aver invocato un elenco di santi) dice testualmente di volersi “affidare al cuore immacolato di Maria, che son sicuro ci porterà alla vittoria”. Perché chiamare in causa la Madonna Immacolata in un discorso elettorale?
E’ una deriva pericolosa che non va sottovalutata perché prefigura scenari in cui qualcuno tenta di auto-assegnarsi anche funzioni di rappresentanza dell’ultraterreno ponendosi a cavallo tra sovranismo, difesa dell’identità e religione, esibendo simboli ed oggetti sacri durante degli sgangherati comizi fatti a base di insulti e minacce nei confronti di chi osa pensarla diversamente.
Piena condivisione del pensiero espresso dal direttore di Civiltà Cattolica Spadaro che ha ricordato come nominare il nome di Dio invano è peccato; per non parlare della strumentalizzazione che ne vorrebbe fare qualche mercante di odio per una manciata di voti in più!
Quindi giù le mani dal Vangelo e dal Santo Rosario, soprattutto se quelle mani sono sporche del sangue di uomini, donne e bambini abbandonati al loro terribile destino perché non salvati e lasciati annegare.