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venerdì, 6 Giugno, 2025
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Giustizia sociale e intelligenza artificiale: l’agenda di Leone XIV

Dall’America a Roma passando per il Perù: il nuovo Pontefice porta con sé una visione globale e radicata, attenta alla giustizia sociale e alle sfide dell’intelligenza artificiale.

Un Papa, due mondi

Quando gli amici de Il Domani d’Italia mi hanno chiesto un contributo sulla figura di Leone XIV, ho avvertito un certo senso di inadeguatezza: se commentare un Papa è sempre un esercizio azzardato, farlo a pochi giorni dall’inizio del pontificato è davvero spericolato.

E tuttavia, ci sono già indizi utili per immaginare cosa potremmo ragionevolmente aspettarci da Papa Prevost. Il nome dell’allora Prefetto del Dicastero per i Vescovi era, fino a poche settimane fa, poco noto anche agli osservatori più attenti. Lo hanno notato in molti, colti di sorpresa in piazza San Pietro al momento della proclamazione. Ma appena le notizie hanno cominciato a circolare, è stato il dato della nazionalità a stupire maggiormente: per la prima volta un cittadino degli Stati Uniti è divenuto Vescovo di Roma.

 

Una scelta sorprendente, ma coerente

La sorpresa si è trasformata in curiosità quando Leone XIV ha deciso di affiancare all’italiano non l’inglese, come ci si sarebbe potuti aspettare, ma lo spagnolo, rivolgendosi ai cattolici di Chiclayo. Pochi sapevano, infatti, che Prevost è stato missionario e poi vescovo in Perù. Una biografia che lo rende, in un certo senso, un Papa “doppio”: cittadino americano, profondamente legato al Sudamerica. Un ponte vivente tra Nord e Sud del mondo.

Anche il suo servizio ecclesiale è duplice: pastore e amministratore. È stato priore degli agostiniani per dodici anni, vescovo di una vasta diocesi, e infine prefetto del dicastero che seleziona i vescovi per tutto il mondo. Questo doppio registro – spirituale e organizzativo – suggerisce una guida equilibrata e competente.

 

Il nome come programma

Ma la prima vera dichiarazione programmatica di un Papa è sempre la scelta del nome. In molti, da tempo, fantasticavano sull’arrivo di un nuovo Leone. Il riferimento era chiaro: porre nuovamente al centro della vita della Chiesa le cose nuove del nostro tempo.

Nel suo primo incontro con il Collegio cardinalizio, Papa Prevost ha spiegato così la scelta:

 

Proprio sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché Papa Leone XIII, con la storica enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima rivoluzione industriale. Oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a unaltra rivoluzione industriale e agli sviluppi dellintelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la dignità umana, la giustizia e il lavoro.”

È tornato sul punto anche durante l’incontro con la stampa:

La comunicazione non è solo trasmissione di informazioni, ma creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e confronto. Lintelligenza artificiale ha un potenziale immenso, ma richiede responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti”.

 

Verso una nuova dottrina sociale?

Arrivato dalla patria dell’high tech, Leone XIV si inserisce nel solco tracciato a gennaio con la nota Antiqua et nova e con il lavoro di padre Benanti. Vuole riaffermare l’attualità della dottrina sociale e il contributo che la tradizione cristiana può offrire all’uomo contemporaneo.

Ora resta da capire come i laici, e in particolare quelli italiani, vorranno raccogliere e tradurre questo annuncio nella società e nella politica.

 

Lagenda del futuro

Pochi elementi, certo, ma già sufficienti per abbozzare una prima idea del pontificato che ci attende. Un momento importante sarà l’incontro con il corpo diplomatico previsto per venerdì 16 maggio: lì potremmo intuire la visione del nuovo Papa sull’ordine internazionale e sulla pace autentica, giusta e duratura, auspicata nel suo primo Angelus.