Bisogna pur guardare avanti. Non possiamo esimerci da questo compito. Siamo nelle difficoltà, ma nonostante ciò, è fatto obbligo di traguardare il presente e cercare di immaginare il nostro impegno nel tempo futuro.
Questo malanno finirà. Dobbiamo averne piena consapevolezza. E quando terminerà ci consegnerà un campo di battaglia piuttosto devastato. Per questo motivo, sin da ora, bisogna organizzare il pensiero e la volontà, al fine di riordinare al meglio il nostro mondo.
La produzione di ricchezza, che in sostanza significa il mantenimento della vita di tutti noi, sta subendo una battuta d’arresto come mai capitata in precedenza. Per lo meno, la stragrande maggioranza di noi, ha attraversato un lungo periodo privo di conflitti e ha potuto svolgere la propria esistenza in una sorta di paradiso terrestre. Non so se questo malanno sanitario farà più danni di quanto non abbiano fatto altri momenti difficili della vita umana, ma è certo che già si capisce quanto funesta sarà stata la sua presenza.
Noi possiamo far conto di una realtà particolarmente importante. Questa realtà si chiama Stato italiano. Da 160 anni questa struttura consente a noi tutti di avere una base concreta su cui poggiare certezze, diritti, doveri, speranze e, in ultima analisi, il fondamento del nostro essere cittadini.
E, allo Stato che si chiederà l’intervento. Sarà lo Stato a dare garanzie. E, quando dico lo Stato, intendo dire tutti quanti noi. Perché noi, nel nostro integrale insieme, costituiamo lo Stato.
Stanno soffrendo tutte le fonti produttive. Imprese, attività di ogni genere e ogni tipo, e ogni punto in cui si organizza il lavoro umano. Soffrono pertanto tutti coloro che organizzano il lavoro, quanto coloro che hanno il compito di svolgerlo direttamente. A tutti costoro lo Stato dovrà dare una risposta per risolvere quanto prima, le gravi incertezze che incombono sulla produzione.
Dalla cassa integrazione, ai contributi alle imprese, alle grandi realtà, anche ai più piccoli esercizi commerciali, turistici, di ristorazione, alberghieri, etc., il Governo non potrà non mettere in atto una serie compiuta di misure per reggere la vicenda. Penso a interventi contributivi per compensare il mancato reddito causato dalla obbligatorietà della chiusura degli esercizi pubblici per evitare la possibile e terribile condizione fallimentare degli stessi.
Lo sta già facendo. Lo dovrà fare ancora. Dovrà farlo nel miglior modo possibile. Non trascurando alcunché. Per ora, le misure adottate sono anche tamponi. Quindi parziali. Si tratterà di studiare organicamente e con massima puntualità dei provvedimenti che sappiano togliere le gravità economiche che incombono su loro.
Questa impostazione suonerà un po’ Statalista. Immaginatevi una condizione a raggio Statale limitata e contenuta, non vedrebbe attuarsi una vera carneficina darwiniana? Da vecchio democristiano, ho sempre considerato importante il welfare solidaristico, purtroppo è da una ventina d’anni che quel vanto sembra essersi affievolito. Credo però che, alla luce di questi tristi fatti, sia giunto il momento di riordinare le idee e di ritrovare uno spirito comunitario meno frammentato, perché proprio questa tragedia fa capire che si potrà uscirne solo attraverso una impostazione più intelligente e più efficace del pensiero politico.