Insegnano che la lettera “h” è muta e quindi non ha modo di essere pronunciata, pur recuperando immediatamente in modo egregio nella forma scritta. Grave errore se fosse omessa lì dove dovrebbe esserci. La “h”, nel nostro caso, è assai più di un eventuale inciampo grammaticale. Si traduce infatti nella differenza tra il male ed il bene. Hamas con la sua consonante invisibile al suono ci dice dell’ignobile sentimento dell’odio del Movimento di resistenza islamica, del tutto sprezzante della sua lettura latina che invece, sia pur smagrita e a digiuno di un “h”, esprime addirittura la forza dell’amore.
Hamas sta dando il meglio di sé in occasione dello scambio di prigionieri con Israele. Il rituale di esaltazione, mostrato al mondo con la miserabile scenografia di ostaggi alla berlina, mette in crisi ogni vocabolario per la mancanza di aggettivi in grado di esprimere l’aberrazione del fatto. In una delle ultime occasioni, un ostaggio è stato costretto a baciare il proprio carceriere. Non si è trattato dell’osculum, un effusione di amicizia, o dell’erotico suavium e tanto meno della forma di mezzo del basium. Né perdono e neppure riconciliazione ma desiderio di umiliazione, uno stupro in piena regola. Siamo ora di fronte ad una tregua, ad una strana sospensione delle ostilità. Durante la pausa ogni parte riarma i cuori per studiare al meglio come cancellare per sempre l’avversario. Siamo nel pieno del macabro. Hamas avrà preso ispirazione dalle danze macabre di origine francesi, le così dette canzoni di gesta che declamano le loro terribili imprese.
Israele riconduce forse il suo macabro a Giuda Maccabeo il suo capo militare che secolo or sono in battaglia si tolse qualche soddisfazione. Pare che alcuni prigionieri, per sbaglio, siano stati messi sotto sequestro per oltre 10 anni ma per Hamas che sia capitato l’uno o l’altro sotto le sue grinfie è del tutto indifferente. Del resto, sequestrare sta per tenere in deposito presso terzi un oggetto contestato. Se anche non lo fosse, perché estraneo ai fatti ed ai contendenti, ad Hamas non importa. Vale sempre e comunque la logica del “mio” e non di “altri”.
Chi anche sia stato catturato per errore dovrà sopportare la pena di vagare, di errare da una prigione all’altra finché qualcuno non si ricordi di contrattarne la liberazione.
Non per distrazione Hamas ha ucciso due fratellini a mani nude ed ha restituito insieme ai loro anche il corpo della donna che si credeva fosse la madre. Dopo ci si è accorti che per errore si trattava di altro cadavere. L’episodio segna l’indifferenza verso la morte, l’estraneità verso i cadaveri che hai ammucchiato da qualche parte in una anagrafe confusa di fogli e cartellini che ne segnino l’identità. Non si tratta di scambio di cortesie, semmai di scambio di colpi da infierire al nemico, mortificarne l’anima. Si scambia un morto per un altro come nulla fosse, si cambia una salma per l’altra come al mercato. C’è in questi protagonisti della “resistenza all’umanità” una alterazione di cuori che hanno scambiato di colore, alterandolo in tinte inaudite, passando dal rosso della vita al nero della crudeltà. C’è un cambiamento di spirito che crea un nuovo spaventoso genere e specie di homo da registrare sul libro della scienza.
In questi giorni sta andando fortissima la vendita al buio e a peso dei pacchi smarriti per una qualche ragione nel traffico di e commerce. Il contenuto è segreto, con tanto di senso di sorpresa per ciò che poi si pesca all’interno. Così, similmente, anche l’asta per gli oggetti smarriti in aeroporto di cui non si conosce sempre il contenuto. È la stessa filosofia di Hamas. Ti do quello che ti capita al momento della consegna. Può darsi che tu sia fortunato o che ti sia andata male. È questione appunto di commercio, con tutti i rischi di eventuali prodotti fallati o non proprio corrispondenti a ciò che desideravi acquistare. Si è smarrito il senso della ragione e della stessa esistenza, l’uomo si è travalicato mettendo in campo tutto quanto non gli appartiene e spogliandosi di quanto dovrebbe rivestirlo. “E smarrisce il bel volto in un colore Che non è pallidezza, ma candore” è la lezione che Hamas non imparerà mai.