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venerdì, Aprile 25, 2025
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I cattolici in politica dopo Francesco

La testimonianza e il magistero di Francesco, accompagnati dal suo inconfondibile ed irripetibile stile personale, sono destinati inesorabilmente a caratterizzare il futuro di chi intende impegnarsi nell’azione politica.

I cattolici e la politica. Un tema antico ma pur sempre attuale e controverso, soprattutto nel nostro paese. Certo, il magistero di Francesco che è destinato a segnare in profondità il cammino dei cattolici in Italia e nel mondo, non ha dedicato particolare attenzione a questo tema se limitato

alle nostre vicende domestiche. Com’era giusto e scontato che fosse. Ma, comunque sia, proprio il rapporto tra i cattolici – e i credenti – e la politica ha sempre avuto un un’importanza non secondaria durante il ricco e fecondo pontificato di Francesco. Soprattutto se confrontato con i grandi temi che hanno dettano l’agenda a livello internazionale. E questo per almeno due ragioni di fondo.

Innanzitutto perché la ricerca e il perseguimento del “bene comune” non possono essere disgiunti dall’impegno pubblico. E quindi politico. Certo, e lo ripeto, Bergoglio non era affatto interessato alle dinamiche concrete della politica italiana. Come, del resto, non lo fu neanche Wojtyla con il suo lungo pontificato e lo stesso Benedetto XVl. Ma la predicazione concreta, teologica e pastorale, di Francesco ha indubbiamente risvegliato nei cattolici – italiani e non – la necessità e forse l’indispensabilità dell’impegno politico per affrontare e cercare di risolvere le grandi questioni che si affacciavano, di volta in volta, all’attenzione del mondo. E, del resto, dal capitolo delle crescenti disuguaglianze sociali alla ricerca della pace tra i popoli, dal progetto di una economia a misura d’uomo alla necessità di non dissipare le risorse naturali, dalla grande questione del cambiamento climatico al rispetto dell’uomo in tutte le sue sfaccettature, erano e sono temi che richiedono impegno, presenza attiva nella società e disponibilità a lavorare con gli altri e, soprattutto, per gli altri. E questo, tradotto laicamente, si chiama impegno politico. Certo, una politica con la P maiuscola. Ma sempre di politica si tratta. Al di là e al di fuori del partito cattolico, o del partito di ispirazione cristiana o di un partito di cattolici. Temi cari alla tradizione storica, politica e culturale dei cattolici italiani ma che non sono mai stati in cima ai pensieri del Pontefice argentino.

In secondo luogo l’importanza decisiva e straordinaria delle encicliche papali per la formazione culturale, etica, spirituale e anche politica dei cattolici. E non solo in Italia, come ovvio. Dalla ‘Lumen Fidei’ alla ‘Laudato sì’, da ‘Fratelli tutti’ a ‘Dilexit nos’ si tratta di documenti e di scritti che hanno lasciato un segno profondo nelle coscienze dei cattolici di tutto il mondo. Non una serie di obblighi o di prescrizioni dogmatiche ma, al contrario, riflessioni e proposte sui temi della società contemporanea, e mondiale, che richiedono risposte precise e di visione strategica da parte di tutti. E le riflessioni di Francesco contenute in quelle encicliche rappresentano una pietra angolare anche per il comportamento concreto dei cattolici e dei credenti impegnati in politica. In tutti i paesi del mondo. Certo, usando gli strumenti laici dell’agire politico ma pur senza venir meno alle indicazioni provenienti dal suo alto magistero.

Ecco perché la testimonianza e il magistero di Francesco, accompagnati dal suo inconfondibile ed irripetibile stile personale, sono destinati inesorabilmente a caratterizzare il futuro di chi intende impegnarsi nell’azione politica partendo dalla dottrina sociale della Chiesa e dai documenti che ad essa sono riconducibili. E che proprio Francesco, attraverso la sua concreta e pungente predicazione, ha saputo dare un contributo con un orizzonte mondiale chiamando in causa i “potenti” del pianeta. E anche per quanto riguarda la dimensione italiana, l’insegnamento di Francesco non si può e non si deve storicizzare. E questo perché l’antico slogan “pensare globale e agire locale” ha trovato proprio nel pontificato concreto e pastorale di Francesco uno slancio planetario e di grande respiro. Sarebbe una sorta di “peccato di omissione”, per dirla con le parole di Paolo Vl nella sua celebre Lettera apostolica Octogesima Adveniens del 1971, non tenerne conto nella condotta quotidiana dei cattolici italiani impegnati nella vita pubblica. Ai vari livelli istituzionali e nelle diverse realtà temporali.