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mercoledì, 20 Agosto, 2025
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I dubbi sulla tenda riformista. Lettera aperta a Renzi

In questa lettera al leader di Italia Viva, l’amico Paolucci espone perplessità e domande sul progetto politico annunciato da mesi: il nodo del programma, la leadership e l’esistenza stessa del campo largo.

Gentile Senatore Renzi,

mi permetto di scrivere questa lettera aperta, gentilmente ospitata sulle pagine de Il Domani d’Italia, per consentirle di chiarire alcuni dubbi e di rispondere ad alcune domande relative al suo progetto di tenda riformista. L’annuncio è stato ripetuto più volte nel corso di questi mesi; tuttavia, il disegno di questa nuova proposta politica rimane ancora vago. Fino ad oggi ciò che sappiamo è che si tratta della volontà di costruire, con chi ci sta oltre a Italia Viva, un soggetto di ispirazione riformista alleato del campo largo e che bilanci al centro il programma della coalizione alternativa alla destra. Se l’obiettivo risulta chiaro (in parte anche condivisibile, almeno finché ci sarà una legge elettorale maggioritaria), emergono molte perplessità e numerosi dubbi sulle modalità con le quali raggiungerlo. Esistono almeno tre punti che fanno emergere delle domande a cui spero lei voglia rispondere: il programma, la leadership e l’esistenza stessa del campo largo.

  1. Il programma

Ad oggi i vari riformisti, sparsi in numerosi partiti, alcuni nel PD, in IV, in Azione e in altre formazioni minori, hanno posizioni politiche e programmatiche molto distanti dai tre partiti che formano l’alleanza di sinistra: il PD di Schlein, il M5S e AVS. Differenze che non riguardano questioni secondarie ma argomenti di importanza strategica come il lavoro, la politica estera, la giustizia, la sicurezza, l’energia. Nel mese di giugno sia il referendum sia le manifestazioni per la pace in Terra Santa hanno fornito chiaramente un’idea di quanto sia profonda la distanza tra le due proposte politiche. Inoltre, la manifestazione romana per Gaza ha chiarito come né Il PD, né il M5S, né AVS siano disposti a compiere dei passi per avvicinare le loro posizioni a quelle dei centristi e dei riformisti. Se questa modalità di gestione della scrittura del programma fosse confermata, mi chiedo, quale rappresentanza avrebbero le idee riformiste in questa alleanza? Se si vuole costruire una tenda riformista che deve stare per forza all’interno del campo largo, i futuri deputati e senatori di questa lista dovranno appoggiare tutte le proposte della sinistra radicale oppure esistono delle linee rosse che se valicate renderanno impossibile per questa tenda partecipare all’alleanza di centro sinistra? Potrebbe essere una linea rossa l’abolizione del Jobs Act? Il sostegno alla martoriata popolazione Ucraina? La presenza dell’Italia nell’alleanza atlantica? La negazione del diritto di Israele di esistere? L’introduzione di una nuova patrimoniale? Nuove aberranti leggi giustizialiste in stile Bonafede?

  1. La leadership

In una recente intervista al Corriere ha ricordato che la leadership della futura alleanza andrà o al partito che otterrà maggior voti o andrà decisa attraverso le primarie. Principio chiaro e altamente democratico ma un fantasma aleggia su questa logica: Giuseppe Conte. Lei, senatore Renzi, giustamente si vanta di esser stato protagonista della transizione tra il Conte II e il governo di Mario Draghi, una mossa eccellente di cui l’Italia ne ha beneficiato. Oggi però è chiaro anche ai muri che il leader cinque stelle desidera tornare a Palazzo Chigi, costi quel che costi. Cosa farebbe la tenda riformista, accetterebbe di ritornare ad una leadership che lei, con fatica, ha contribuito ad archiviare tempo fa? Cosa farebbe la tenda riformista se il leader grillino dovesse ricattare il campo largo dicendo: parteciperemo all’alleanza solo nel caso in cui il candidato premier è Giuseppe Conte? Oppure se Conte dovesse vincere le primarie o il M5S risultare primo partito della coalizione?

  1. L’esistenza del campo largo

Sempre il leader grillino l’ha detto chiaramente: i 5Stelle non sono disponibili ad una alleanza strutturale con il PD. Se si prende per vero ciò, perché insistere nel costruire un’alternativa al governo Meloni su un’alleanza che comprende i 5 Stelle? Se loro non ne vogliono far parte, tanto di guadagnato, sarà più facile costruire una coalizione di centro sinistra, nel vero senso del termine. Sono sicuro che molti elettori grillini accetterebbero di votare una coalizione senza 5 Stelle, turandosi il naso.

In conclusione, senatore, non ritiene che piuttosto che costruire una tenda riformista obbligatoriamente alleata al campo largo, a prescindere da programmi e leadership, sia urgente dar vita ad una federazione dove tutti i centristi (cattolico democratico, liberaldemocratici, socialdemocratici…) all’opposizione della destra possano trovare il loro spazio e la loro dignità? Un soggetto politico che non ponga veti all’alleanza con la sinistra ma che non sia obbligata a partecipare ad una coalizione di governo se il programma dovesse rappresentare solo le istanze del campo largo o se la leadership di questa coalizione dovesse essere la riproposizione di un film di grande insuccesso, già visto negli anni passati?

Cordiali saluti