I morti del Mediterraneo non contano sui tavoli di Bruxelles

Ad oggi sarebbero circa 800 le vittime dall’inizio dell’anno. Intanto in Europa si dibatte di grandi accordi per il nuovo assetto. Sul tavolo delle trattative croci, preghiere e lamenti non hanno spazio.

C’è da giocarsi i numeri al lotto e forse recuperare un pizzico di fortuna da un fatto andato per storto. Sembra siano partiti in 78. La solita ciurmaglia di gente che vaga per mare in cerca di Europa. Se ne sono salvati 12 mentre sarebbero 66 i dispersi, una parola delicata per non richiamare direttamente la morte, per sfumarne o disperderne gli effetti di quando, se va bene si finisce in una bara e se va male letteralmente in bocca ai pesci ed alle onde che ti spugnano pian piano anche le ossa.

È accaduto nel mare Ionio che già dal nome racconta di una vicenda travagliata. Ionio fu una fanciulla amata da Zeus in forma di nube. Per sfuggire alla rabbia della Dea Era riparò in mare dando il nome a quelle acque. Già dalla nascita le acque si fanno torbide e confuse. Per altri, infatti, Ionio sarebbe il figlio del re Durazzo che, aggredito dai fratelli per prenderne il regno, riuscì a prevalere, grazie al figlio che strinse amicizia con l’invincibile Ercole. Ancora per la cabala ed all’amore per i numeri si legge che lo Ionio 3 è l’isotopo radioattivo del torio, di numero atomico 90 e numero di massa 230, appartenente alla famiglia radioattiva dell’uranio. Qualcosa di complicato da maneggiare.

Ad oggi sarebbero, per quanto risulta, circa 800 le vittime dall’inizio dell’anno. Con la bella stagione aumenteranno senz’altro di numero. La morte in questi giorni emigra verso un clima caldo, ama la brezza del mare. Si stuzzica l’appetito non appena vede un barcone in difficoltà e affonda nel gusto non appena vede annegamenti ammucchiarsi nel suo palato. Annusa i venti e si lascia trasportare andando alla loro deriva. Dove la porteranno ci sarà certamente per rifocillarla in un banchetto niente male. Nel canale di Sicilia nello stesso giorno se n’è mangiati un’altra decina, ma fanno meno notizia, si è trattato solo di un antipasto su un menù assai più ricco di proposte.

I 78 erano partiti su una barca a vela, nessun rischio di un motore che potesse imballarsi o di crepare nella stiva tra fumi tossici ed ustioni. In genere in questi casi ci si affida ad uno skipper, ad un comandante in grado di seguire una rotta. Non c’è l’hanno fatta neanche per rotta di collo. Del resto “skip” è una parola ambigua. Vuol dire troppe cose tutte insieme. Oltre al comando, significa anche saltare oppure omettere. I profughi hanno saltato l’appuntamento con la salvezza perché il destino ha omesso di offrirgli un futuro. I telegiornali insistono sui bambini scomparsi tra le onde, come se gli adulti fossero invece morti tutto sommato sopportabili.

È tempo di villeggiatura: chi può, andrà a riposarsi dagli affanni invernali in alberghi o villaggi attrezzati di invitanti piscine. Lì non ci sarà il rischio, tra una nuotata e l’altra, di sbracciare inavvertitamente su un cadavere a pelo d’acqua o intravedendo una sagoma scheletrica mentre si va sott’acqua a caccia di polipi con cui banchettare la cena. I bagnini sono muniti di occhiali e dovranno vigilare sul traffico a pelo d’acqua; all’incrocio delle onde sia precedenza ai vivi e dopo i morti. Dovranno essere attenti ed osservare, concentrati, la linea di galleggiamento del loro tratto di mare. Da un po’ sono allenati anche ad intuire ciò che appena affiora, timidamente, e che non ha l’ardire di mostrarsi del tutto. I morti hanno una loro riservatezza pur non disprezzando il sole, che proprio non riescono a rinnegare.

È ora di calare la vela e stenderla sull’acqua per coprire carni inammissibili al cospetto umano, piante solo dalle onde che ne urlano ancora la speranza, malgrado tutto sia già finito. Il Mediterraneo non è una medicina ma una medusa urticante che ti fa fuori appena ti ci accosti. Intanto in Europa si dibatte di grandi accordi per il nuovo assetto da darsi. Anche lì si danno cinicamente i numeri, contare il peso di ogni partito per spostare il baricentro della politica, tirare la corrente dalla propria parte. Sul tavolo delle trattative croci, preghiere e lamenti non hanno spazio. Dal mare si è salvata una bambina che ha perduto tutta la sua famiglia. Che ne sarà di lei è una risposta che i potenti non sono in gradi di darsi. Non è questo quello che conta.