I riflettori sui Brics perché non arrivino senza essere visti

Si è svolto ieri a Roma un seminario sulle strategie e le iniziative del Sudafrica in occasione della presidenza BRICS 2023. Pubblichiamo uno stralcio dell'intervento di Davicino, molto presente nel dibattito del nostro blog.

L’acronimo Bric, e poi dal 2010 con l’ingresso del Sudafrica, Brics, era già in uso in ambito economico-finanziario prima della costituzione del Coordinamento in quanto, com’è noto, fu coniato a partire dal 2001 dall’economista inglese Jim O’Neill.

La stampa italiana pare mostrare una costante attenzione e nel contempo appare un po’ colta di sorpresa dall’iniziativa Brics. Nello scorso decennio si è molto discusso sulla natura transitoria o strutturale dei Brics. Il tono di vari commenti era quello di citare argomenti che deponevano a favore di una fragilità di tale intesa, che lasciavano presagire il rallentamento del ciclo di crescita delle cinque economie Brics, che evidenziavano elementi di diversità tra questi Paesi non come una forza ma come fattore di possibili divergenze. 

Il Laboratorio Brics dell’Eurispes, dal canto suo, ha sempre scommesso sul carattere non transitorio della cooperazione fra i Paesi Brics. Un concetto che il prof. Marco Ricceri, segretario generale dell’Eurispes, ha ribadito,  alla conferenza internazionale su “La crescita dell’Asia” dello scorso febbraio 2023, (Università Sorbona e Le Havre, Francia), nei seguenti termini: “È un dato di fatto che – contrariamente ad alcune valutazioni negative emerse negli ultimi tempi sulla tenuta e l’efficacia del coordinamento – il processo di cooperazione interna dei BRICS si è consolidato in questi ultimi anni, ampliando in misura notevole l’area degli interventi e assumendo, progressivamente, un assetto ben orientato e strutturato”.

L’iniziativa dei Brics è andata avanti in questi anni nonostante tutto, e nonostante il sopraggiungere di due grandi emergenze come la pandemia e la guerra in Ucraina. Paradossalmente queste difficoltà sembrano aver accelerato i cambiamenti in corso nel mondo anziché ostacolarli. Attualmente sulla stampa italiana si parla dei Brics soprattutto in ordine a questioni economiche (finanziarie, monetarie, commerciali) e energetiche (soprattutto in relazione all’Africa e al progetto italiano denominato “Piano Mattei”), e in ordine alle domande di adesione di nuovi Paesi al coordinamento Brics. Giornali e tv dedicano spazio a dossier aggiornati su cosa sono e cosa fanno i Brics. Anche il quotidiano della Santa Sede, l’ “Osservatore romano”, lo scorso 5 maggio 2023 ha inserito all’interno di un dossier su “l’economia del futuro” un ampio articolo sul prossimo vertice Brics in Sudafrica.

Un aspetto molto seguito dalla stampa italiana è quello dell’allargamento dei Brics a nuovi Paesi. Questo sia per l’oggettiva importanza di questo processo a livello mondiale, sia perché tre di queste domande di adesione provengono da Paesi del Mediterraneo, africani e vicini all’Italia, come Algeria, Egitto e Tunisia. Nei commenti sta avanzando piano piano l’idea che i processi economici globali si devono gestire con il contributo di tutti e che ciò porterà benefici a tutta l’umanità. Si tratta del riconoscimento del valore universale della logica win-win, di reciproco vantaggio, che sta a fondamento delle relazioni fra i Paesi Brics. Recentemente (9 maggio 2023) sul più importante quotidiano italiano, “Il Corriere della Sera”, il vicedirettore Federico Fubini, ha parlato di “sopravvalutazione da parte di noi occidentali della nostra capacità di controllare il commercio e altri aspetti strategici dell’economia globale”. 

Proprio in prospettiva di relazioni improntate alla collaborazione e alla giustizia, in particolare con l’Africa, sulla stampa italiana si è tornato a parlare molto di Enrico Mattei, il fondatore del gruppo ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), che già negli anni ‘50 del secolo scorso aveva compreso la necessità di un modello di sviluppo migliore e più partecipato. I giornali evidenziano come l’attuale “Piano Mattei” di intensificazione delle relazioni fra Italia e alcuni Paesi africani intende proseguire su quella linea, ricercando la collaborazione con i diversi progetti finalizzati allo sviluppo presenti in quei Paesi. E si parla anche di come i Brics possano intercettare e coagulare attorno alla loro iniziativa le istanze del “Global South”, una ampia fascia di Paesi in via di sviluppo, in particolare di quelli africani.

Sulle pagine economiche dei giornali italiani e sui quotidiani economici come “Il Sole 24 Ore” si parla di Brisc soprattutto riguardo a quei progetti che possono contribuire a creare un nuovo sistema monetario. Nei fatti la società italiana, le aziende, il mondo della cultura e della ricerca, e le stesse istituzioni politiche italiane pensano e operano in una logica multilaterale, adeguata alle caratteristiche del mondo attuale. I media stanno cercando di stare al passo con questi cambiamenti, di raccontarli e di interpretarli in modo molto puntuale. Per questa ragione, forse, si può adattare alla nostra stampa, per descrivere come essa segue e commenta il crescente ruolo dei Brics, la citazione usata di recente da due fra le donne più influenti della politica italiana, Elly Schlein e Giorgia Meloni, a commento dei loro successi politici, rispettivamente alla guida del principale partito di opposizione, e alla guida del governo italiano: «non ci hanno visto arrivare». 

In un certo modo, come nella parabola del femminismo americano degli anni 90, narrata da Lisa Levenstein nell’omonimo saggio (They didn’t see us coming), anche il ruolo crescente dei Brics richiede di esser seguito, coperto giornalisticamente, per evitare il rischio che si possa dire dei media sui Brics, di non averli visti arrivare.

N.B. Il convegno è stato organizzato dal Laboratorio BRICS dell’Istituto Eurispes, dall’Ambasciata della Repubblica del Sudafrica a Roma e dalla SIOI.