Sarà un “turismo di prossimità”. Sarà un turismo radicalmente diverso rispetto a quello che tradizionalmente abbiamo conosciuto sino ad oggi. Qui, veramente, nulla sarà più prima. Per intenderci, nel momento in cui ogni sorta di assembramento è vietato, e anche dopo i divieti sarà difficile e psicologicamente problematico fare e creare aggregazione, è del tutto ovvio che programmare la stagione estiva nel 2020 è un fatto che richiede inventiva, originalità, coraggio e creatività. A cominciare da quei comparti territoriali che storicamente hanno una spiccata vocazione turistica. Estiva e anche e soprattutto invernale. Come ad esempio, il territorio della Via Lattea, le ormai celebri valli olimpiche di Torino 2006. Dove, appunto, si svolsero le Olimpiadi invernali del 2006.
Ora, per fermarsi all’ormai prossima stagione estiva, proprio l’Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea, a partire dal comune di cui sono Sindaco Pragelato, sta elaborando un progetto turistico per l’estate 2020 compatibile con la terribile emergenza sanitaria – e le relative prescrizioni – ma capace, al contempo, di ricreare una nuova ed aggiornata offerta turistica. Un progetto imperniato sulla riscoperta del paesaggio, della natura, dei sentieri, delle borgate, della storia e della cultura locale. Tasselli di un mosaico che fanno perno sulla centralità del territorio e non più sugli eventi che tradizionalmente produceva quel territorio. E proprio la riscoperta del territorio, e dei suoi segreti, contempla il coinvolgimento di una moltitudine di persone che lavorano e partecipano ad un progetto. È il caso, nello specifico, dei sentieri di Pragelato, città olimpica, dove molte persone, giovani e meno giovani, lavorano per rendere possibile a migliaia di turisti di condividere e socializzare esperienze straordinarie a livello paesaggistico e naturalistico.
E quindi sentieri, passeggiate, arrampicate, mountain bike, sport outdoor, letture all’aperto, enogastronomia e prodotti locali che si incrociano lungo i sentieri e via discorrendo. Ovvero, un turismo da reinventare e da riprogettare, dopo la pandemia, ma che comunque contribuisce, seppur con molte limitazioni, a ridefinire l’identità e la stessa “mission” di un territorio. Nel caso specifico, dei territori olimpici della Via Lattea. Una risorsa paesaggistica e naturalistica che adesso richiede, da parte degli amministratori e degli operatori locali, anche una rinnovata capacità politica e modernità culturale. Verrebbe da dire, “se non ora quando?”.