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martedì, 14 Ottobre, 2025
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Il campo largo vince ma stravince l’astensionismo, segno grave di sfiducia

Il crollo della partecipazione – oltre quottordici punti in meno – invita a riflettere sulla crisi di rappresentanza (evidentemente al centro). Mentre la Schlein canta vittoria, il Pd si divide sul senso politico del voto.

Il crollo della partecipazione – oltre quattordici punti in meno rispetto alle scorse regionali – va oltre ogni previsione. È il dato più allarmante di questa tornata. Molti elettori evidentemente di centro non si sentono rappresentati e scelgono il ricorso all’astensione, che si conferma la vera forza emergente. Su questo sfondo, la vittoria del “campo largo” assume contorni ambigui: successo numerico, ma dentro un panorama di crescente disaffezione civica.

La Schlein canta vittoria

È il giorno della rivincita per il “campo largo”, anche se ognuno dà una lettura diversa del risultato. Elly Schlein arriva a Firenze per abbracciare Eugenio Giani, ricandidato dopo qualche resistenza di alcuni fedelissimi della leader Pd, e non resiste alla tentazione di rispondere alle critiche seguite alle sconfitte nelle Marche e in Calabria: “Chi si è affrettato a dichiarare la morte di una coalizione appena nata ha parlato troppo presto e questa sera ha preso una facciata”.

I conti si fanno alla fine

La leader Pd non fa nomi, ma nelle scorse settimane non erano stati solo i commentatori sui giornali a mettere in dubbio la linea seguita. Anche la minoranza interna aveva cominciato a rumoreggiare e lo stesso Paolo Gentiloni, sabato scorso, aveva ribadito che “c’è ancora moltissimo lavoro da fare” per costruire una “alternativa credibile”.

Schlein, che non ha gradito i mugugni dopo le sconfitte, prepara una lettura dei risultati capace di disinnescare le critiche sull’asse con M5s e Avs: “I conti si fanno alla fine”, insiste. Il bilancio, spiega, dovrà misurarsi sui voti complessivi nelle sette regioni al voto.

“I moderati ci hanno scelto”

“La coalizione progressista – rivendica – ha più voti assoluti rispetto al centrodestra, e il Pd si afferma come primo partito”. Poi l’affondo politico: “È basso il dato di Forza Italia. Vuol dire che i moderati in Toscana hanno votato convintamente la coalizione progressista guidata da Giani, espressione di un riformismo che fa cose di sinistra”.

I riformisti restano freddi

Ma la lettura del voto non combacia con quella dell’area riformista. Nessuno dimentica il tentativo – poi rientrato – di mettere da parte Giani, e il successo della lista “Giani Presidente – Casa Riformista” di Matteo Renzi, che si attesta come seconda forza della coalizione con quasi il 9%, superando Avs.

Emblematico il commento di Giorgio Gori: “Bella vittoria in Toscana. Vincono il radicamento e l’affidabilità del candidato giusto, vince la coalizione larga a guida riformista”.

Il confronto nel Pd è solo rinviato

Il canovaccio per il confronto interno è pronto: la Schlein insiste sul “campo largo”, ma i riformisti chiedono un approdo moderato. I prossimi voti in Campania, Puglia e Veneto difficilmente cambieranno il quadro. “Uniti – ripete la segretaria – si può battere questa destra”. Ma resta da capire quale unità e su quale linea.

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