Riceviamo e volentieri pubblichiamo. L’autore, che preferisce scrivere in anonimato, riporta i problemi attuali del Pd alle scelte compiute in passato dal gruppo dirigente dei Ds.

La vicenda dei concorsi che sta creando molto imbarazzo alla Regione Lazio è figlia di un pensiero degli anni ‘90, divenuto dominante in una parte della sinistra, ovvero che per governare Roma e il partito bisognava avere oltre che un progetto politico, due requisiti ulteriori: rapporti amicali e 200 stipendi a carico dell”amministrazione pubblica, numero sufficiente per garantire stabilità e sicurezza alla parte politica. 

Un concetto che poteva avere una sua validità se appunto accompagnato da un programma ma che, ai nostri tempi, ha portato soltanto all’assunzione di fedelissimi per concorso o chiamata diretta nelle varie aziende regionali e che poi hanno portato, di fatto, all’annullamento di qualsiasi posizione politica diversa o critica all’interno degli organismi di partito, dal momento che, anche se in maniera legittima in alcuni casi, i ruoli apicali del partito del Lazio sono direttamente coinvolti in questa vicenda.

Ricordiamo, che già nel 2002 la Corte dei conti condannò gli appartenenti alle giunte Rutelli, dal 1993 al 2001, al risarcimento di ben 4 miliardi di lire (circa due milioni di euro attuali) per aver assunto esterni alla pubblica amministrazione in ruoli apicali non sfruttando le risorse interne. Attenzione, noi riconosciamo e rivendichiamo il diritto della politica a scegliersi persone di fiducia, ma fino a quando si parla di ruoli politici e di gestione non della parte amministrativa. I concorsi possono anche essere legittimi ma noi parliamo di responsabilità etica e di opportunità quando piu persone, non solo occupano più ruoli all’interno degli enti in questione, ma, poi presiedono posti dove si decidono gli indirizzi politici. 

È palese nel Lazio e a Roma la mancanza di qualsiasi dibattito in corso sulla vicenda concorsi quando invece nel passato, su vicende piu o meno gravi, si è presa una posizione. Purtroppo sarà la televisione e la stampa a rendere ancora di più pubbliche le questioni che si stanno tenendo nascoste e che alla fine, temo, investiranno tutto il partito democratico, con conseguenze che potranno influenzare le prossime campagne elettorali. Non è sufficiente la difesa di ufficio di avvocati di parte a spiegare la regolarità dei bandi se la parte politica non ha la forza ed il coraggio di affrontare la questione di petto dimostrando di non essere complice di scelte che danneggeranno tutti.