Una cultura che non può essere rimossa
C’è un filo rosso che lega, in modo quasi inscindibile, la storia, la tradizione, la cultura e il pensiero del cattolicesimo sociale con la storia e l’esperienza concreta della Cisl e il ‘magistero’ pubblico dei principali leader, statisti ed esponenti pollici di questo filone ideale.
Ora, e alla luce di questa stretta correlazione, è indubbio che si tratta di una cultura politica, sociale e anche etica che non può essere banalmente rimossa o, peggio ancora, archiviata. Certo, al contrario della concreta esperienza della Cgil e della cultura della sinistra ex e post comunista, non c’è affatto una sovrapposizione di piani che erano e restano autonomi, e né, tantomeno, alcun collateralismo. Ma, comunque sia, si tratta di una cultura che adesso quasi si impone.
Recuperare una tradizione necessaria
Al riguardo, credo sia anche un dovere morale, nonchè politico, recuperare una tradizione e una cultura che non possono e non devono essere archiviati o puramente consegnati alla narrazione delle seppur importanti Fondazioni culturali o archivi storici. E questo non solo perchè è riesplosa una nuova e drammatica ‘questione sociale’ nel nostro paese ma per la semplice ragione che il pensiero cattolico sociale è necessario per la qualità della nostra democrazia e, soprattutto, per una efficace e riformista azione di governo.
Una tradizione ben presente nel vasto, articolato e composito associazionismo cattolico di base, che assume una valenza quasi statutaria nel tradizionale ‘sindacato bianco’, cioè la Cisl, ed è necessario nella cittadella politica italiana. Cioè nei partiti, nei movimenti e nei rispettivi schieramenti politici.
Un’iniziativa politica mirata
Ma per potere centrare questo obiettivo adesso si rende anche necessaria una iniziativa politica mirata, chiara e netta. Pur senza immaginare la costruzione di nuovi partiti soggetti politici, diventa quantomai importante che questo pensiero trovi cittadinanza nei diversi, ed autonomi, campi di impegno. Nella cultura come nel sindacato, nella politica come nella stessa area cattolica. Piani diversi e distinti, come ovvio, ma comunicanti nella misura in cui c’è un comune quadro valoriale che li unisce e li rende omogenei nella costruzione di un orizzonte temporale.
La lezione dei leader della sinistra sociale
Ed è proprio su questo versante che si rende anche necessaria la rilettura e la riscoperta della concreta esperienza politica dei grandi leader della sinistra sociale di ispirazione cristiana. Tanto nella prima quanto nella seconda repubblica. Una esperienza, questa, e al di là di qualsiasi tentazione nostalgica o passatista, che potrebbe e dovrebbe anche favorire un rinnovato protagonismo dei cattolici nella vita pubblica del nostro paese.
Un triplice impegno per il futuro
Insomma, la riscoperta del cattolicesimo sociale si intreccia strettamente con la salvaguardia e il rilancio della specificità e dell’originalità della Cisl nel panorama sindacale italiano da un lato e di una concreta esperienza della sinistra sociale di ispirazione cristiana dall’altro.
Un triplice impegno che si può declinare ad una sola condizione. E cioè, che questa tradizione secolare non rinunci, per motivazioni legate alla mode contingenti e di piccolo cabotaggio, alla sua storica originalità e alla sua antica specificità.

