Lo dicono ormai quasi tutti gli opinionisti e commentatori politici. E cioè, con l’avvento del governo presieduto da Mario Draghi e con la vasta maggioranza che giustamente lo accompagnerà, la geografia politica italiana subirà forti cambiamenti. Non tanto sul versante della classe dirigente dove, purtroppo, non ci saranno grandi sussulti.
Ma semmai sul fronte delle alleanze e del potenziale decollo di nuovi soggetti politici e di governo. Certo, con questa nuova esperienza e dopo il clamoroso fallimento politico e di governo della ex maggioranza giallo/rossa, tramonta anche il cosiddetto “populismo di governo” imperniato e rappresentato quasi esclusivamente dalla prassi grillina. L’esaltazione delle parole d’ordine che hanno fatto la fortuna politica ed elettorale dei 5 stelle sono destinate ad essere, almeno per il momento, archiviate.
Dalla valorizzazione della incompetenza alla inesperienza, dal pressappochismo alla improvvisazione, dall’uno vale uno alla radicale cancellazione del passato all’azzeramento di tutte le culture politiche. Disvalori che, di fronte alla caduta di credibilità e di consenso della esperienza grillina, non sono più lontanamente riproponibili. Al contrario, l’elemento centrale che assumerà una importanza sempre più marcata e crescente – soprattutto con l’avvento di un Governo presieduto da una straordinaria e qualificata personalità come Mario Draghi – sarà la competenza e, soprattutto, la cultura di governo.
Ecco perchè, nel rimescolamento politico inevitabile che caratterizzerà la nuova stagione che sta per decollare nel nostro paese, la cultura di governo di ogni partito non potrà non avere un posto d’onore. Cioè, sarà centrale per il dna di ogni partito. E visto che la “cultura di governo”, almeno nella storia democratica del nostro paese, è sempre stata la caratteristica per eccellenza dei “partiti di centro” che sapevano anche dispiegare una vera “politica di centro”, è doveroso che chi continua a riconoscersi in quel magistero e in quella “sapienza politica” adesso si faccia avanti.
Perchè la vera sfida e la vera scommessa non sono quelle di dar vita all’ennesimo partitino di centro. Politicamente insignificante ed elettoralmente irrilevante. La vera sfida, al contrario, è quella di costruire finalmente una forza politica che sappia recuperare l’antica tradizione della “cultura di governo” e, al contempo, essere un luogo in grado di intercettare domande, bisogni e istanze che sino ad oggi sono state strattonate e strumentalizzate da opposti populismi e da parole d’ordine ispirate alla mera propaganda. Occorre un salto di qualità, politico ed organizzativo. Soprattutto per un’area che continua ad essere orfana di una vera ed autentica rappresentanza politica.