Qualcosa si muove al Centro? Pare di sì. Però, per chiarezza e onestà intellettuale, dobbiamo anche aggiungere che lo diciamo da circa 10 anni. Ora, e al di là di qualsiasi polemica pretestuosa o strumentale, si tratta di mettere in fila i vari tasselli di una filiera il più possibile coerente ed oggettiva. Sappiamo che la strada è in salita e non ci sono scorciatoie.
La sinistra massimalista ha una guida
In primo luogo esiste oggi una coalizione – quella che unisce le 100 sfumature di rosso – che ha una salda, coerente e lungimirante guida politica, culturale e programmatica. Si tratta della coalizione guidata da Schlein, Conte, Fratoianni/Bonelli/Salis e sotto la supervisione del segretario della CGIL Landini. Una guida che, ed è persin inutile ricordarlo, certifica la presenza di una coalizione di sinistra, progressista e massimalista. È altrettanto evidente ricordare, come ormai sottolineano tutti gli osservatori più obiettivi e meno ideologizzati, che il tradizionale centro-sinistra è semplicemente estraneo rispetto a questo nuovo ed inedito progetto politico. Che, guarda caso, prescinde radicalmente da tutto ciò che è riconducibile anche solo lontanamente alla cultura, alla tradizione e alla prassi di orientamento centrista.
Il movimentismo del “fu terzo polo”
In secondo luogo il movimentismo del fu “terzo polo”. Credo che, al riguardo, tutti sappiamo tutto. Almeno tutti conosciamo le tonnellate di insulti, di invettive e di ogni sorta di contumelie che si sono rovesciati addosso negli anni scorsi i capi dei due partiti personali: Italia Viva e Azione. Ma, al di là di questo fatto di cronaca – che comunque non si può rimuovere con un colpo di spugna – è indubbio che o l’attuale coalizione di sinistra e progressista cambia natura, profilo, identità e programma oppure il centro-sinistra da quelle parti non potrà decollare. Tertium non datur. Neanche con le più spericolate operazioni trasformistiche che si ridurrebbero, come da copione, alle collaudatissime e scontatissime sistemazioni di potere di natura puramente personale.
Il ruolo di Forza Italia
In terzo luogo, e nel campo alternativo alla sinistra, il ruolo di Forza Italia – unico partito dichiaratamente centrista nell’attuale geografia politica italiana – oltre a rafforzare e consolidare quel profilo centrista, riformista, europeista e di governo, deve essere in grado di saper condizionare l’evoluzione della coalizione di cui fa parte. E questo perché la radicalizzazione del conflitto politico – che è, oggi, l’obiettivo e il vero cemento ideologico della coalizione di sinistra e progressista – non può diventare la regola e la costante del nostro sistema politico. E questo per la semplice ragione che la polarizzazione ideologica da un lato e la radicalizzazione della lotta politica dall’altro sono incompatibili con il principio e la regola della democrazia dell’alternanza.
Un centro “dinamico” o solo opportunista?
Ecco perché, e alla luce di questa cornice politica oggettiva, forse però sono anche mature oggi le condizioni per far emergere, seppur da versanti diversi e da fronti apparentemente alternativi, una vera e credibile “politica di centro”. Quella “politica di centro” che, secondo la miglior tradizione democratico-cristiana, veniva semplicemente chiamata “centro dinamico”. Ma, per non farsi facili illusioni e al di là dei vari opportunismi e trasformismi di giornata, saranno solo e soltanto i concreti comportamenti politici a dirci se quella “politica di centro” può, o meno, decollare in vista delle prossime elezioni politiche. Se, al contrario, prevarranno solo le furbizie e la mera ricerca di qualche seggio parlamentare gentilmente offerto dagli azionisti principali delle singole coalizioni, il Centro sarà ancora una volta sacrificato sull’altare delle convenienze. Personali e per i “propri cari”, per dirla con una felice e sempre attuale espressione di Giulio Andreotti.