Il Centro Popolare dopo Berlusconi

I cattolici democratici, popolari e sociali possono giocare un ruolo politico decisivo per costruire i nuovi equilibri che si determineranno nel nostro paese.

La fase politica che si è aperta dopo la scomparsa di Berlusconi archivia definitivamente una stagione politica del nostro paese. Alcuni parlano di tramonto definitivo della seconda repubblicamentre altri di apertura di una una nuova fase politica. Sono riflessioni, appunto, calzanti perchè Berlusconi e il suo partito hanno rappresentato, al di là del giudizio storico e politico sulla sua presenza trentennale nello scenario pubblico italiano, uno snodo fondamentale per il Centro. Sia per il ruolo politico che hanno concretamente occupato e sia, soprattuto, per il massiccio consenso elettorale che hanno riscosso per molti anni. Certo, è stato un Centro che si è storicamente collocato a destra e che, al contempo, ha introdotto nel nostro paese la categoria del bipolarismo tra i due schieramenti maggioritari. Oltre ad aver registrato un vasto consenso in un bacino elettorale che, nella prima repubblica, si riconosceva massicciamente in alcuni partiti: la Dc, il Psi e le formazioni politiche laiciste. Una pagina, questa, che si è chiusa definitivamente ed irreversibilmente con la scomparsa del capo e fondatore di Forza Italia.

E nella fase politica che si apre per il nostro paese, è di tutta evidenza che ritorna il tema della ricostruzione di un Centro politico aderente al principio della democrazia dellalternanza; un Centro tuttavia destinato a mettere in discussione la tesi di quel bipolarismo selvaggioche è nuovamente decollato dopo la vittoria della destra democratica e di governo alle ultime elezioni politiche e, soprattutto, dopo laffermazione della Schlein alla guida di un Pd sempre più radicale, estremista, massimalista e libertario. Un bipolarismo che scivola sempre più verso la sub cultura degli opposti estremismidove lunico ed esclusivo obiettivo resta quello di demolire ed annientare il nemicopolitico.

Ed è proprio in questa cornice che quasi si impone la necessità di ridar voce, rappresentanza e consistenza politica ed organizzativa ad un soggetto politico centrista. Indubbiamente plurale al suo interno ma accomunato da un progetto politico autenticamente riformista e di governo,che è destinato ad incrinare la logica e la deriva degli opposti estremismi. Ed è altrettanto quasi naturale, al riguardo, che un processo del genere non può essere guidato da protagonisti, esponenti e culture che fanno della radicalizzazione politica e della polarizzazione ideologica la loro ragion dessere nella cittadella politica italiana. Penso, nello specifico, al Pd della Schlein da un lato o alla Lega e a molti settori dei Fratelli dItalia dallaltro, malgrado il profilo  moderato della Presidente del Consiglio.

Ecco perché, se ci sono intelligenza politica, freschezza intellettuale, capacità organizzativa, coraggio civico e, soprattutto, coerenza culturale, ora i cattolici democratici, popolari e sociali possono giocare un ruolo politico decisivo per costruire i nuovi equilibri che si determineranno nel nostro paese. Certo, non si può ridurre il tutto ad un ruolo del tutto ancillare e marginale allinterno di partiti che perseguono un altro disegno politico e con metodi ispirati alla più spietata radicalizzazione dello scontro politico – penso, nello specifico, alla sinistra estremista e massimalista del Pd e alla Lega – ma, al contrario, si deve essere in grado di essere determinanti nel consolidare il principio della democrazia dellalternanza ma guidando, però, questo processo dal Centro. Perché è a tutti evidente che c’è uno spazio politico che va interpretato, intercettato e rappresentato. Certamente a livello politico, ma anche e soprattutto sul versante culturale, sociale ed elettorale.

Per questi motivi, adesso, tutti coloro che si riconoscono in una cultura e in una politica di centrohanno il dovere di lavorare per far decollare una iniziativa concreta, e culturalmente plurale, che sia in grado di rappresentare unarea che oggi si sente semplicemente orfana perché non rappresentata nella geografia politica italiana.