Il duplice annuncio dato lunedi scorso da Matteo Renzi della sua candidatura alle prossime elezioni europee nel collegio del Nord-Ovest e dell’avvio della costruzione della lista “il Centro” in cui confluirà il suo partito Italia Viva, insieme ad altri soggetti politici, alcuni dei quali provenienti dalla galassia del popolarismo, rappresenta un fatto politico rilevante.
Ora attorno a questa intuizione occorre sviluppare un progetto politico e organizzativo ben strutturato. Il leader c’è. La chiarezza dell’offerta politica pure. Si tratta di una proposta originale e di mediazione, alternativa sia al populismo di sinistra del Pd di Elly Schlein che al sovranismo di Fratelli d’Italia e della Lega sul piano interno, senza trascurare di rivolgersi ai delusi del Pd e di Forza Italia oltre che al vasto mondo dell’astensione, e di una proposta che mira a rafforzare l’intesa tra Popolari e Socialisti e centristi liberaldemocratici sul piano europeo, escludendo le formazioni di estrema destra.
Ma perché il progetto della lista Il Centro possa assumere le caratteristiche di un progetto di ampio respiro, politico e culturale, e non esser solo un brand da adottare per l’occasione, occorre che il processo di costruzione del nuovo soggetto politico sia il più possibile plurale e partecipato, con una democrazia interna affermata e praticata, giusto per non ripetere gli errori che si sono visti fare nella costruzione del Partito Democratico.
In particolare vorrei sottolineare un aspetto di questo progetto, che se ben affrontato, può permettere alla proposta della lista Il Centro di condizionare il dibattito politico nazionale di qui al giugno prossimo. Si tratta di declinare in modo appropriato ciò che Renzi ha indicato come obiettivo principale della lista di centro alle Europee, ovvero l’obiettivo di dare una sveglia all’Europa, per farla uscire da un troppo lungo letargo, perché il mondo sta cambiando molto velocemente, se essa non vuole ritrovarsi penalizzata o addirittura tagliarla fuori dai nuovi assetti globali che si vanno definendo. Credo abbia profondamente ragione in questo Matteo Renzi. Non deve però rimanere uno slogan. E’ una posizione coraggiosa che necessita di una declinazione adeguata e coerente, pena il rischio di non esser capiti dall’elettorato. Significa, ad esempio, attualizzare le ambizioni dell’Europa nella nostra epoca, senza le quali, come ci ha ricordato il presidente della repubblica Sergio Mattarella qualche giorno fa da Torre Pellice, l’Europa non potrebbe esistere. Significa volere che l’Unione Europea non svolga un ruolo subalterno nell’Alleanza Atlantica, ma abbia un ruolo originale e specifico nel definire una nuova architettura per la sicurezza in Europa. Significa discutere di come l’Ue, culla più che parte integrante dell’Occidente, possa muoversi autonomamente nel nuovo scenario internazionale multipolare.
In questa direzione chi, come i Popolari, attinge all’eredità di padri dell’Europa come De Gasperi o all’attenzione profonda ai cambiamenti epocali, che ci ha insegnato Aldo Moro, credo possa dare un contributo significativo a rendere solido e credibile il processo politico che Renzi ha concorso ad avviare.