Il culto di sé è il tallone d’Achille della Meloni

Malgrado lo sfoggio di sicurezza, qualcosa scricchiola nell’impalcatura della maggioranza (v. il processo a Salvini). È presto per tirare le somme, ma il “culto meloniano” incomincia a suscitare insofferenza e disagio.

È incredibile la megalomania in cui rischia di affogare la Meloni quando accredita la convinzione che il suo nome sia rifugio per tutte le contraddizioni, qualcosa di paragonabile a un passepartout da utilizzare ad ogni evenienza, specie nelle difficoltà. L’opinione pubblica ha seguito con qualche sconcerto il laborioso parto europeo grazie al quale il governo ha riacciuffato per i capelli un formale riconoscimento del ruolo dell’Italia, anche se accompagnato da un accentramento di potere da parte di Ursula von der Lyen, un dato che lascia, per altro, poco spazio di manovra alle permanenti ambiguità della Meloni. 

Da Bruxelles a New York: la Presidente del Consiglio s’inventa la mossa sbagliata nel momento sbagliato “giocando” con il più controverso imprenditore mondiale. L’abbraccio con Elton Musk, impegnato a sostegno di Trump nella corsa alla Casa Bianca, è un vero e proprio pugno nello stomaco per una dirigenza europea che teme di rimanere sola ad affrontare il doppio fronte ucraino-palestinese. Il giudizio nei palazzi di Bruxelles è sferzante: “La Meloni si rivela inaffidabile, attendiamo il prossimo giro di walzer”. In effetti, anche nel richiamo al multilateralismo, fatto nel discorso davanti all’Assemblea dell’Onu, ha dato l’impressione di non voler dispiacere ai Patrioti alla Salvini, sui quali pende l’accusa di connivenza con Putin.

In realtà, il vero multilalateralismo da conquistare passa per il consolidamento della solidarietà atlantica e quindi per il rafforzamento dell’unità politica dell’Europa. Vittima delle sue incertezze strategiche, la Meloni si rifugia nel culto dell’io, ovvero della sua immagine di leader solitaria. E ciò si consuma mentre, in assoluta controtendenza, monta con la raccolta di firme per i referendum sull’autonomia differenziata e il diritto di cittadinanza un più marcato dissenso sull’operato del governo.     

Malgrado lo sfoggio di sicurezza, qualcosa scricchiola nell’impalcatura della maggioranza. Anche il processo a Salvini nasconde un pericolo di deflagrazione politica. Certo, si può controbattere dicendo che le opposizioni sono divise, ma intanto, nella predisposizione delle liste per le regionali, si va registrando nel centro-sinistra una tipo di convergenza che “salta” sul territorio i contrasti ancora esistenti a livello di vertice. È presto per tirare le somme,  essendo molte le varianti che possono stravolgere il quadro. In ogni caso il “culto meloniano” incomincia a suscitare insofferenza e disagio. È questa è una novità.