Il funambolismo di Letta non salva il Pd

L'ospitata a "Piazza Pulita", l’altra sera, del segretario Letta mi ha trasmesso la netta sensazione del declino inarrestabile del PD e la sua fine.

L’ospitata a “Piazza Pulita”, l’altra sera, del segretario Letta mi ha trasmesso la netta sensazione del declino inarrestabile del PD e la sua fine. L’impressione dell’assoluta mancanza di consapevolezza di sé, di cosa vuole e di cosa vuole che sia questo Paese.

Impressionante la spiegazione di come evitare che ci sia una sovrapposizione di area fra il PD e i Cinque Stelle! Non attraverso la propria identità politica e programmatica, ma la speranza che nel nuovo statuto dei Cinque Stelle continui ad esserci l’affermazione che quel movimento non è né di sinistra né di destra.

E poi, ribadire con forza che la sua linea è nella continuità della linea di Zingaretti? Cioè, il nulla! Infatti non una risposta politica (sic!) sulle prossime amministrative, l’assoluta incapacità di esprimere candidati all’altezza delle sfide che si pongono prima di tutto a Roma e poi a Bologna.

Letta invoca le primarie, ma questo strumento, senza una azione politica forte e una visione altrettanto forte del futuro è solamente un pilatesco sciacquarsi le mani in attesa che (ad esempio a Roma) la Raggi faccia un passo indietro, mancando il coraggio di dire che non la si vuole ricandidata.

Insomma, i Dem si sono fatti impastoiare dai Cinque Stelle. A Bologna, per evitare un candidato di Italia Viva, la vendetta contro l’odiato Renzi si potrà trasformare nella sconfitta del centrosinistra. A meno che i cittadini di Bologna, stanchi di questa insipienza e non sapenfo dove andare, decidano autonomamente di votare il merito e non il poltronismo.

Può essere Letta il segretario di un partito che dovrebbe avere l’ambizione di vincere le prossime elezioni, sottilizzando e mettendo in mora Draghi, sulla definizione di Erdogan? Autocrate?! Ma sguaini il coraggio politico e appoggi incondizionatamente il capo del governo! Lo deve dire il “New York Times” che Draghi sta facendo dell’Italia una potenza in Europa?
Ma davvero la lotta politica può essere racchiusa nel, pur sacrosanto, recinto culturale dello ius soli e del voto ai sedicenni?

Poi dibattiamo ancora del perché venne sfiduciato quando era capo del governo, facendo della gretta ironia sullo “stai sereno”?
Qualcuno, nella variegata popolazione degli opinionisti, aveva azzardato e detto che Letta è per il PD ciò che Draghi è per la politica. Mi scaturisce un sorriso, ma è piuttosto un urlo… di Munch!