Il futuro esige la ricostruzione di una presenza democratica e popolare

Dobbiamo rimettere a nuovo i valori fondativi della nostra politica. Ieri, prendendo spunto dalle vicende del Pd, Guido Bodrato l’ha detto con chiarezza. Il suo messaggio suona come un monito per tutti noi.

Quest’anno la Via Crucis, assente purtroppo Papa Francesco per i postumi dovuti al ricovero ospedaliero, ha dato ai fedeli di tutto il mondo il segno di come la Chiesa si pieghi con amore evangelico sulle sofferenze dell’umanità, invitando a guardare in faccia le grandi emergenze dell’oggi: il fattore climatico fuori controllo, il dramma della guerra, la sorte dei migranti, l’emarginazione dei più deboli, le diseguaglianze economiche e sociali. Abbiamo ascoltato testimonianze toccanti, ci siamo ricordati che la Pasqua non si racchiude in formule augurali un po’ scontate. E soprattutto che la gioia e la speranza dei cristiani assegnano alla Festa il valore di un impegno più intenso e generoso, oltre la sfera del privato.

La politica, pur nella sua autonomia, non perde il contatto con la vita. Lo sforzo dei credenti esige una costante distinzione tra la sfera del naturale e la sfera del soprannaturale, ma non fino al punto di contrapporre l’una all’altra. È stata la lezione di Jacques Maritain, di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo della scomparsa, quando asseriva appunto la necessità di ‘distinguere per unire’. Questo vale anche ai giorni nostri, sebbene la ‘nuova cristianità’ di cui parlava il filosofo francese abbia smarrito da tempo i suoi connotati più significativi. Viviamo in un’epoca di secolarizzazione accentuata, specialmente in Europa, con la caduta degli indici di partecipazione alla pratica religiosa. L’enorme pervasività della tecnica e della scienza, verso cui si sconta un sentimento d’impotenza, travolge quel concetto di umanesimo che appariva come il ‘bene rifugio’ della cultura progressista di radice cristiana.

Dobbiamo ricostruire i valori fondativi della nostra politica. Ieri, prendendo spunto dalle vicende del Pd, Guido Bodrato l’ha detto con chiarezza. Il suo messaggio, ancorché ridotto a un ‘cinguettio’ sulla rete, suona come un monito per tutti noi: “Schlein ha cancellato i cattolici democratici dal Pd…Non perdete tempo con chi non vi ama…saranno gli elettori a pensarci! Chi ha passione per l’identità della Terza Forza dedichi il suo tempo alla guerra culturale già iniziata, per una presenza ‘democratica’! Il resto verrà”. Sono parole da meditare con grande scrupolo: in effetti vanno oltre la questione del Pd perché toccano alla radice il discorso sul futuro del cattolicesimo democratico. Il cambiamento investe la Chiesa e il mondo, pertanto investe anche le ragioni del nostro impegno politico.

Non ci possiamo adattare a una rimasticatura del passato. C’è un’eredità che va rispettata, senza farne però un uso consolatorio, tanto per scansare la fatica di un pensiero nuovo. È una guerra culturale, quella che si materializza di fronte a noi? Penso che Bodrato colga nel segno e dunque, a questo punto, rompere gli indugi diventi un’esigenza. Non ci sono alternative già pronte o soluzioni prevedibili, sicché la fatica maggiore consiste proprio nel rimettere a nuovo il disegno di un umanesimo confacente alla post-modernità. La politica aperta al futuro ha dentro di sé questa complessa suggestione.