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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Il giornalismo militante esiste. Perché negarlo?

Certi talk televisivi o alcune testate della carta stampa assomigliano sempre di più a semplici bollettini di partito. Ora, quando si pratica un giornalismo strutturalmente fazioso basta ammetterlo. Senza inutili ipocrisie.

Nel mondo giornalistico del nostro paese esiste una anomalia carica di ipocrita e di viltà. Un atteggiamento ed un comportamento che, alla fine, rischiano di incrinare la credibilità e la stessa efficacia del giornalismo – televisivo o della carta stampata poco importa – nel nostro paese. Per entrare nello specifico, parlo del cosiddetto giornalismo militante quando viene spacciato per libera informazione, del tutto imparziale ed oggettiva e scevra da qualsiasi faziosità.

Ora, – e come ovvio e persino scontato – nel pieno rispetto di tutte le opinioni e di tutte le concezioni che si hanno, è addirittura banale prendere atto che certi talk televisivi o alcune testate della carta stampa assomigliano sempre di più a semplici bollettini di partito che a testate cosiddette indipendenti. Certo, sono scomparsi i tradizionali quotidiani di partito ma a volte viene da pensare che forse erano meno faziosi e settari proprio quei quotidiani rispetto ad alcuni organi d’informazione contemporanei. E mi riferisco, nello specifico a tre antichi quotidiani di partito: Il Popolo, L’Unità e lo stesso Avanti. Perché, per entrare ancora più nel dettaglio, cosa c’è di indipendenza giornalistica e di imparzialità politica e culturale nei vari talk de La 7? Lo chiedo perché, a volte, si ha l’impressione che la faziosità e il settarismo più smaccati sostituiscano qualsiasi criterio giornalistico, al di là della indubbia professionalità dei vari conduttori.

Una faziosità ed un settarismo che sono ormai talmente scontati e ripetitivi che prima di iniziare ed approfondire il tema in discussione il normale telespettatore già conosce e preconizza l’esito finale. Ovvero, sempre e solo l’attacco personale e politico nei confronti del nemico politico. Che ormai è diventata anche e soprattutto un nemico ideologico. E lo stesso copione si ripete in alcune testate della carta stampata, storicamente indipendente anche se sempre funzionali agli

interessi politiche ed imprenditoriali dell’editore. Ora, non c’è nessuno sandalo nel teorizzare e praticare un giornalismo fazioso e settario. Anzi, è anche perfettamente in linea con l’attuale andamento della politica italiana, sempre più ispirata alla deriva degli “opposti estremismi” che non ad una sana e fisiologica democrazia dell’alternanza. Purchè si abbia il coraggio di ammetterlo senza recitare la solita litania di un giornalismo imparziale ed oggettivo.

Sotto questo versante, c’è una responsabilità precisa e quasi scontata. Ed arriva puntualmente dal campo della sinistra nelle sue diverse e multiformi espressioni. E questo perché gli organi di informazione – televisivi e della carta stampata – vicini al centro destra non hanno alcun problema a dire e a sostenere che si riconoscono politicamente e culturalmente in quel campo. Così non avviene nel campo avverso. Perché ogni qualvolta vengono giustamente e comprensibilmente accusati di essere eccessivamente faziosi e settari – cosa, del resto, talmente palese che non fa neanche più notizia – quasi si ribellano e rivoltano la polemica verso quelli che avanzano quella accusa specifica e diretta.

Ecco perché la morale della favola, senza ulteriori ed anche inutili approfondimenti, è molto semplice. E cioè, quando si pratica un giornalismo pubblicamente, oggettivamente e strutturalmente fazioso e settario basta ammetterlo. Senza, appunto, inutili ipocrisie e ridicoli auto attestati di imparzialità. A volta le cose sono molto più semplici di quel che appaiono. Anche perché, nello specifico, lo sanno tutti. Ma proprio tutti.