La soluzione di questa surreale e sempre più misteriosa crisi di governo di matrice renziana, espone ancora la politica italiana a qualsiasi scenario. Dall’allargamento della attuale maggioranza – ipotesi più che probabile per motivazioni persin troppo comprensibili per essere ulteriormente approfondite…- con l’innesto di alcuni settori dell’opposizione a possibili ulteriori scricchiolii. Tutto è aperto, anche perchè viviamo in una stagione ancora dominata dall’ipoteca trasformistica politica e parlamentare che non prevede, com’è a tutti ovvio, alcuna coerenza, lungimiranza e prospettiva politica se non la salvaguardia e la conservazione del proprio seggio parlamentare, cioè in ultima analisi l’esaltazione del proprio “particulare”. Una stagione trasformistica frutto della vittoria delle forze populiste, demagogiche e anti politiche alle elezioni del 2018.
Di fronte ad un quadro del genere, tuttavia, è possibile la ripresa di iniziativa della politica. Non nella sua versione trasformistica, demagogica e anti politica ma nella sua versione più nobile. Cioè quella basata sulle idee, sui progetti politici, sulla visione della società, sul recupero delle culture politiche e, in ultima analisi, sul ritorno dei partiti come strumenti di elaborazione e di crescita politica e non solo come banali e semplici cartelli elettorali alle dirette dipendenze del “capo” di turno.
In questo contesto è possibile, e auspicabile, il ritorno di una “politica di centro” che proprio da questa assurda e surreale crisi di governo emerge come esigenza prioritaria per ridare qualità alla democrazia e credibilità alla stessa politica. Soprattutto a quella di governo, cioè a quella cultura di governo che resta centrale e sempre più indispensabile in tempi di antipolitica e di strisciante trasformismo. Un’area di centro, un partito/movimento di centro, una politica di centro che siano in grado di cancellare definitivamente quella triste e decadente concezione che ha relegato le innumerevoli formazioni di centro nate in questi ultimi tempi come mera testimonianza. Politicamente irrilevante ed elettoralmente fallimentare.
Adesso, al contrario, si può invertire la tendenza. C’è un vuoto nella politica Italiana e a questo vuoto va data una risposta politica, culturale, sociale e programmatica. E chi arriva dalla tradizione cattolico popolare, democratica e sociale, ha il dovere – ovviamente con altre culture e altri movimenti politici sensibili alla politica di centro – di contribuire a costruire e a consolidare questo nuovo e fecondo progetto politico.