Una prima annotazione è d’obbligo. A Trieste hanno parlato i massimi rappresentanti della Chiesa e della Repubblica e, nel solco della reciproca autonomia, si sono trovati concordi nella difesa della democrazia o meglio nel rilancio dei suoi valori. Sono due preziosi contributi che, in ambito strettamente politico, si aggiungono al patrimonio inestimabile del cattolicesimo democratico. Il discorso del Papa, a riguardo, segna un punto di svolta: “In Italia è maturato l’ordinamento democratico – ha detto – dopo la seconda guerra mondiale, grazie anche al contributo determinante dei cattolici. Si può essere fieri di questa storia […] e, senza mitizzare il passato, bisogna trarne insegnamento”. Siamo lontani anni luce dalla liquidazione frettolosa dell’esperienza democristiana avvenuta 30 anni fa da parte della Gerarchia. Oggi si parla un’altra lingua. La Dc non è più negletta, semplice storia da dimenticare, ma un esempio che merita di essere apprezzato, con intelligenza.
Mattarella ha messo in guardia da un eccesso di accentramento, con l’abbandono dei necessari equilibri tra i poteri dell’ordinamento repubblicano, perché la democrazia è viva e forte quando mantiene integro il pluralismo e forte, di conseguenza, il rispetto delle minoranze. Cosa ha prodotto – ahinoi – il berlusconismo? Siamo passati dagli eletti ai cooptati secondo una logica destinata a scatenare la rivolta contro la casta. E abbiamo pagato il conto di quella follia. Non capisco allora perché, secondo Salvini, da ciò possa derivare un alto riconoscimento simbolico con l’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa al Cavaliere.
Recidere in un regime parlamentare il necessario rapporto diretto tra eletti ed elettori è come tagliare le radici a un albero. Purtroppo nessuno vi ha messo riparo, nemmeno Prodi, quando ha vinto per la seconda volta, se l’è ripromesso come obbiettivo prioritario. È chiaro che finisce con l’intervento di Mattarella una sorta di acquiescenza alla neutralità passiva: in capo al Presidente della Repubblica permangono alcune fondamentali prerogative, come il rinvio alle Camere di leggi mal congegnate o l’esercizio della moral suasion in caso di forzature nel processo legislativo. Insomma, niente più terzietà pilatesca perché rappresenterebbe preferire Barabba.
Tutte queste motivazioni sono state anticipate nell’intervento del Cardinale Zuppi, Presidente della CEI, che ha rivendicato la piena autonomia della Chiesa da qualunque altro potere, lanciando altresì un monito ai tanti fedeli rinunciatari perché onorino l’impegno civile e politico, storica conquista dei cattolici democratici. Da Trieste, insomma, viene un messaggio importante. Non si può pensare che vada archiviato allegramente.
Il discorso di Papa Francesco
https://ildomaniditalia.eu/trieste-settimana-sociale-il-discorso-integrale-di-papa-francesco/
Il discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella