Da sempre, è la politica estera a dettare quella interna. Quella che sembra un’ovvietà è messa alla prova della realtà dei fatti leggendo i dibattiti politici nei Paesi europei degli ultimi mesi, con alcune eccellenze. In un dibattito incentrato sul passato, l’Italia si contraddistingue per l’incapacità di andare oltre un testo scritto 80 anni fa, e capire come oggi si può rilanciare l’Unione europea. Come ignorare quello che è successo dopo la pubblicazione del Manifesto di Ventotene? Come ignorare le decisioni dei governi nazionali fra il 1948 e il 1960?
Per i cattolici, sarebbe come fermarsi al Vecchio Testamento, ignorando il Nuovo. Per chi guida un Paese oggi, sarebbe come ignorare che il mondo ultra globalizzato degli ultimi decenni ci ha portato a una situazione in cui non è solo la politica estera in quanto tale, ma le mosse delle superpotenze mondiali a dettare l’agenda interna. E chi non lo fa è destinato a restare indietro.
Questo è tanto più evidente come dopo le presidenziali Usa. Per capirci: nelle ultime settimane, la Francia ha offerto l’ombrello nucleare all’Ue, il Bundenstag ha approvato il piano di aumento della spesa pubblica, con un piano da 500 miliardi di euro per l’industria degli armamenti e le infrastrutture e il clima. La Polonia si appresta a usare i fondi del ReArm Europe per convertire i vecchi cantieri navali di Danzica e Gdynia a fabbriche di navi e sommergibili a uso militare.
Come sempre, bisogna tornare ad Alcide De Gasperi: la buona politica è quella che sa innovare sé stessa e sa trovare soluzioni nuove e problemi nuovi. E oggi la questione fondamentale è aprire una riflessione sul rapporto fra populismo e popolarismo europeo.
Nell’ambito delle famiglie conservatrici è in atto una rivoluzione culturale, come dimostra la Presidenza Trump. Non sfugge a nessuno che manca un contrappeso alle derive autocratiche della nuova Amministrazione Usa. In Europa, per fortuna, la storia è molto diversa, ma si prefigura un’unica soluzione percorribile da Lisbona a Varsavia, da Berlino ad Atene passando per Roma: il rafforzamento della presenza di popolari europei per completare un’operazione di superamento del passato che, partendo dalle radici culturali, trovi soluzioni innovative.
Il tema non è scegliere fra chi metteva al confino gli oppositori politici e alcune loro fantasiose e pericolose idee, ma recuperare ed aggiornare lo spirito di Europa. Proprio come insegnano De Gasperi, Schuman, Monnet e Adenauer.
Quando si è di fronte a una crisi di identità, la soluzione è nelle mani e nelle menti di chi ha cultura di governo. Come fu negli anni ’50 del secolo scorso. Le soluzioni utili oggi sono nelle mani e nelle menti dei contemporanei.