Il recente sondaggio de La7 lo ha confermato, ma non servono un politologo, un sociologo o un indovino per sapere che la mancanza di una forza politica centrista, riformista e di governo è, oggi, una delle vere priorità del sistema politico italiano. Sì, certo, la richiesta è più massiccia – e ci mancherebbe altro – nell’elettorato centrista, ma è una esigenza molto gettonata anche e soprattutto nel campo della sinistra, oggi sempre più radicale e massimalista. E persino nello schieramento di centrodestra si sente la mancanza di un polo autenticamente centrista e riformista.
L’offerta centrista oggi non è all’altezza
Ora, e per non farla lunga, ci sono alcuni elementi chiari – e peraltro già sufficientemente noti anche prima di questo sondaggio – che non possiamo non richiamare anche solo per titoli.
E cioè, in primo luogo, gli attuali partiti centristi – o sedicenti tali – non rispondono affatto a quella massiccia e pressante richiesta. Trascuriamo i piccoli partiti personali che, tra l’altro, sono del tutto estranei alla storia, alla cultura, al progetto e alla stessa prassi della politica di centro e del centrismo democratico e riformista nella storia del nostro paese. Quello che conta rilevare è che l’attuale offerta politica centrista non intercetta affatto quella domanda. Politica, culturale e di governo.
No a tende e federatori improvvisati
In secondo luogo, com’era già evidente a tutti quelli che non hanno paraocchi ideologici, non sono la “tenda”, “l’accampamento” o il “rifugio” gli strumenti più idonei per rilanciare e riqualificare un’offerta politica di centro. Cioè un nuovo partito distinto e distante dagli attuali protagonisti del bipolarismo selvaggio. Semmai, e al contrario, la logica della “tenda” – molto cara all’ex comunista e gramsciano Bettini e al rottamatore Renzi – sono la perfetta negazione e l’esatta alternativa di tutto ciò che è riconducibile ad una credibile offerta politica di centro. Mi riferisco a quella politica che ha innervato, con i suoi valori e il suo progetto riformista, la vita democratica del nostro paese per molti decenni.
In terzo luogo è altrettanto evidente che non sono gli svariati ed innumerevoli “federatori” che si sono auto-candidati – senza alcuna legittimazione democratica, come ovvio e scontato – a rappresentare pezzi di questo variegato e composito mondo centrista i soggetti più credibili per dare una risposta concreta e tangibile a questo vuoto politico e culturale.
Una ricetta per ricominciare
Ecco perché, se si vuole tentare di raccogliere questa domanda, sino ad oggi inevasa, sono necessari alcuni passaggi fondamentali. Abbandonare definitivamente ogni forma di personalismo e di vacuo e sterile esibizionismo personale; favorire un processo di ricomposizione politica ed organizzativa dei vari mondi culturali che non si riconoscono nell’attuale bipolarismo selvaggio e nella deriva degli “opposti estremismi”; e, infine, intraprendere una iniziativa politica concreta e riformista che rinneghi alla base quella violenta radicalizzazione del conflitto politico che non è compatibile con chi persegue la strada di un rafforzamento della qualità della democrazia e di credibilità delle stesse istituzioni democratiche.
Certo, adesso serve anche la categoria del “coraggio”. Oltre a quella della coerenza politica. Quel “coraggio” che, del resto, ha segnato le fasi più delicate e più difficili della democrazia italiana attraverso il comportamento concreto di quella che comunemente viene ancora chiamata classe dirigente.