Il Patto Onu per il Futuro orienta il dibattito globale

I partiti democratici non temano di parlare del futuro, di dove va il mondo, dei temi del documento Onu. Alla gente interessa e, se non lo si fa, si rivolge all'antipolitica.

Probabilmente il maggior risultato ottenuto nell’immediato dall’approvazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del Patto per il Futuro, consiste nel fatto di porre al centro del dibattito globale la necessità e l’urgenza di costruire una nuova governance mondiale.

Il documento conclusivo del Vertice del Futuro, svoltosi a New York in occasione della 79ª sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stato fortemente voluto dal segretario generale Antonio Guterres, che lo considera un “passo avanti verso un multilateralismo più efficace, inclusivo e interconnesso”.

Ritengo che sarebbe un errore, soprattutto in considerazione del difficile momento attuale in cui le due maggiori guerre in corso sembrano purtroppo andare in una direzione diversa da quella di una loro rapida conclusione, relegare questo dibattito a una faccenda che riguarda sologli sherpa della diplomazia, i tecnocrati, gli addetti al lavori, gli esperti nei 56 campi di azione che gli Stati si impegnano a sviluppare per promuovere la pace, la protezione dei civili, lo lotta povertà, la riduzione  delle disuguaglianze, la gestione dell’AI, il contrasto ai cambiamenti climatici, la parità di genere, il multilateralismo, la riforma delle istituzioni finanziarie internazionali e del Consiglio di Sicurezza Onu.

In realtà i problemi affrontati nel Patto per il Futuro si intersecano profondamente con i problemi interni a ogni comunità e stato. E pazienza se da diversi Paesi dell’Est e del Sud del mondo sono state mosse delle critiche su alcuni punti specifici, ciò significa che è in atto un confronto con le armi della ragione, del dialogo, della diplomazia che implica nel contempo, anche nella polemica più aspra, rilevanti gradi di reciproco riconoscimento. In fondo non è questa, la via, a volte stretta, del dialogo, l’unica alternativa alla via larga ma rovinosa e folle, della guerra?

Sotto questo aspetto credo vadano registrati positivamente gli interventi all’Onu di diversi leader mondiali, tra cui il presidente del Consiglio del nostro Paese, volti a riconoscere la centralità della questione di come costruire un nuovo ordine mondiale fondato sul multilateralismo, o, come dicono i Paesi exrra-occidentalli, su un vero multilateralismo.

Il Patto per il Futuro costituisce uno strumento  importante per cambiare rotta e per adeguare l’agenda politica e le istruzioni mondiali ad un mondo che è rapidamente mutato in questo secolo. Una profonda riforma dell’Onu, in cui la “maggioranza globale” possa vedere riconosciuta, accanto all’Occidente, la rappresentanza che le spetta, insieme alla riforma delle istituzioni finanziarie internazionali (a partire dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale), sono passaggi non più rinviabili per dare una soluzione improntata alla pace e alla stabilità, alle crescenti tensioni geopolitiche.

Alle Nazioni Unite il 22 e 23 settembre scorsi è stato avviato un percorso e toccherà ai vari successivi vertici tematici tentare di percorrerlo in modo proficuo, con il fondamentale sostegno delle forze politiche interne agli stati. I partiti di cultura democratica non devono aver paura di parlare di questi temi. La gente ha sete di occasioni di approfondimento su dove va il mondo, su cosa ci può riservare il futuro, e se la politica non assolve questo compito, c’è il rischio che molti cittadini vadano a dissetarsi ad altre fonti, talora inquinate dalle nostalgie del passato, come ci hanno dato ulteriore conferma le elezioni in Brandeburgo di domenica scorsa.

Una necessità questa, quella di non essere reticenti sulle questioni globali perché in un mondo strutturalmente interconnesso finiscono per essere questioni che riguardano le persone e i territori, che, ad esempio, il presidente francese Emmanuel Macron ha dimostrato di avvertire nel suo recente intervento a Parigi all’incontro internazionale della Comunità di Sant’Egidio “Immaginare la pace”, in particolare quando ha ricordato che la pace si fa nel mondo attuale con il gusto del futuro e non con la nostalgia del passato.

Un discorso che insieme a quelli di tanti altri leader mondiali, ci dice che mediamente gli stati hanno halla guida governanti dotati di buon uso della ragione, capaci di avvertire le criticità che vanno affrontate. In sostanza, che dimostano di saper “predicare bene”.

.La sfida per il futuro appare quella di passare dal predicare bene al “razzolare” altrettanto bene.