Il Pd tra Schlein e Prodi

Il Professore si lamenta perché nel Pd non trova ascolto. Alla fine il nome della Schlein - comunque candidata - non sarà nel simbolo del partito. Ciò darà una spinta la macchina del Nazareno?

Eta Beta è un personaggio dei fumetti che si esprime mettendo la lettera “p” davanti alle parole. Ha la capacità di fiutare i pericoli e di prevedere il futuro. Nel mondo dei cartoni, nei ballon, la nuvoletta dove sono scritti i pensieri dei personaggi, si legge di tanto in tanto un “pfui pfui”, un’espressione che indica disprezzo, scherno o derisione.

Tutto questo richiama il commento di Prodi all’annuncio di Elly Schlein di candidarsi alle prossime elezioni europee. Il Grande Vecchio del Pd ha detto con dispiacere o con irritazione che “non gli dà retta nessuno” aggiungendo che chiedere il voto, senza poi andare a scaldare effettivamente il seggio europeo, provoca ferite alla democrazia che scavano un fosso. 

Shemà Pd” è un grido caduto nel vuoto. Il suo popolo rischia di insabbiarsi nelle secche di una sconfitta dolorosa, forse buona per una eventuale futura purificazione. Così dicendo intuisce un futuro non roseo per il Pd e per la politica nazionale e, bofonchiando, è possibile gli sarà scappato anche qualche “pfui”, qui e là.

Della antica locuzione “(ar)recta aure”, stare cioè con l’orecchio drizzato, a noi è restato solo il “recta” ed è così che Prodi si lamenta di non avere ascolti e di girare a vuoto nella speranza di trovare qualcuno che gli dia seguito. 

“Cercare Maria per Roma” è una espressione che trova origine alla difficoltà di trovare l’icona della Madonna della Provvidenza nella Chiesa di Santa Maria in Grottapinta, nella zona di Campo de Fiori, vicino peraltro ai palazzi del potere della Capitale.

La Chiesa oggi sconsacrata e abbandonata è il simbolo del disagio di Prodi a non intercettare interlocutori che gli prestino attenzione. L’ex Premier forse è stato anche lui sconsacrato e abbandonato dai suoi antichi sostenitori.  Vedremo che accadrà.

Non è mancata poi la polemica se mettere o no il nome della Elly nel simbolo di partito. Alla fine la segretaria ha rinunciato. Con la raffinatezza che gli è propria, Cuperlo aveva fatto ricorso alla tecnica di una definizione residuale negativa: “Elly…tu non sei Giorgia Meloni, non sei Matteo Salvini, non sei Tajani, non sei Renzi, non sei Calenda…” Con ciò invitandola a non cadere nella tentazione di ammirarsi in grande e grosso sui manifesti elettorali.

Comunque, Elly ha dichiarato che con la sua personale scesa in campo intende “dare una mano con spirito di servizio. Mi candido a dare una spinta a questa meravigliosa squadra e a un progetto di cambiamento del Pd e del Paese”. 

Un po’ di anni fa al Festival dello Zecchino d’Oro girava una simpatica canzoncina che nelle prime strofe recitava: “Il caro nonno Asdrubale lasciò un’eredità, a noi toccò una macchina di sessant’anni fa. Un tipo di automobile che ridere può far, ma ridere per ridere papà ci volle andar. E dopo dieci, venti, trenta scoppi del motor, la gente tutta intorno gli gridava con calor: dai, dai, dai, dagli una spinta, dagli una spinta vedrai che partirà!”.

Vedremo se la potente macchina da guerra del Pd terrà la strada arrivando magari prima in dirittura di arrivo. Ma prima ancora, occorre che intanto si accenda, senza ingolfarsi già in partenza.