Stavolta Enrico Letta ha fatto bingo. Brillante da giovane, con l’età è diventato più sottile e puntuto. Vive qui a Testaccio, vicino al mio convento sull’Aventino, mantenendo il riserbo di un prelato di curia.

Non mi è piaciuto quando si è dimesso dalla Camera per andare a Parigi, come se Parigi valesse ancora oggi una messa (ma quale?). Non mi è piaciuto perché il dovere è dovere, e chi fa politica ha il dovere di rimanere al suo posto, anche se costa fatica. Anzi, soprattutto perché costa fatica.

Al fondo, nonostante il suo onorato servizio nel Pd, Letta dimostra di essere un anticomunista di buona fattura. A Roma, infatti, si comincia a parlare di elezioni comunali e prima o poi – ne sono sicuro – qualcuno (de sinistra) riproporrà il mito di Nathan, sindaco in anni lontani, ma sempre osannato per il suo piglio di amministratore moderno.

Ho qualche dubbio che sia stato davvero questo grande sindaco che radicali, socialisti e comunisti hanno ripetutamente celebrato. A me pare di poter affermare, senza tema di smentita, che invece il sindaco più efficiente lo abbiamo avuto all’incirca quattro o cinque secoli fa.

In realtà non era sindaco, ma Papa. E parlo di Sisto V. Durò cinque anni appena, ma cambiò il volto di Roma trasformandola in una città moderna, la più bella e razionale città del Cinquecento. Non aveva pari in Europa (e perciò nel mondo). Lo chiamavano “Er Papa tosto” perché si mise in testa di combattere la prostituzione e l’evasione fiscale. Berlusconi non lo ha mai citato.

Invece penso che Letta farebbe bene a riproporne l’esempio, visto che qualcuno gli ha chiesto sui giornali di candidarsi alla guida del Campidoglio.

Non può limitarsi a una battuta, eminentemente polemica verso la sinistra, schivando l’insidia nascosta nella sollecitazione a scendere in campo. Certo, con questo suo aplomb alto curiale ha destituito di fondamento il mito di Nathan.

Per carità, il nome di Nathan non l’ha fatto. Ma basta leggere tra le righe della sua striminzita rinuncia all’ipotesi di candidatura. “Non sono romano, quindi la questione non si pone”.

Ecco la staffilata! Diavolo di un Letta, altro che curiale: dunque, chi non è di Roma non può fare il sindaco di Roma, e chi ci prova, malgrado il suo non essere di Roma, va incontro al destino di sindaco bamboccione.

E a pensare che Nathan era nato a Londra.

Perfido, il nostro Letta!