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mercoledì, 26 Novembre, 2025
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Il primato della politica estera: una lezione per l’Italia

Pombeni invita a considerare la politica estera come asse strategico per la credibilità del Paese: senza una collocazione internazionale consapevole, l’Italia resta periferia della storia.

Una transizione globale che ci riguarda

Nel suo intervento su Il Mulino, Paolo Pombeni compie un’operazione tanto semplice quanto necessaria: restituisce alla politica estera la dignità di categoria strategica. Non un esercizio accademico, né un vezzo diplomatico, ma la presa d’atto che, nel mondo di oggi, l’Italia non ha alcuna possibilità di difendere i propri interessi interni se non collocandosi con lucidità nel quadro internazionale. Il richiamo a Bismarck e alla centralità della politica estera nella costruzione degli Stati non è una citazione elegante: è un monito.

Su scala globale è in atto una duplice transizione: quella sociale e culturale dentro i Paesi europei e quella geopolitica che vede il riassetto delle potenze. Gli Stati Uniti ricalibrano le proprie priorità, la Cina e l’India assumono ruoli assertivi, e attorno all’Europa si moltiplicano conflitti e instabilità. Pensare di restare osservatori è illusorio. È qui che Pombeni rivendica un “primato”: la politica estera come campo entro cui si misura la capacità di un Paese di restare soggetto e non oggetto della storia.

Il ruolo dell’Italia: mediazione e responsabilità

L’Italia, ricorda, non è una potenza imperiale né può illudersi di esserlo. Proprio per questo può giocare un ruolo peculiare: quello della mediazione intelligente, della costruzione di ponti, dell’attivazione di reti. Ma il ponte regge solo se la struttura interna è coerente. Il primato della politica estera implica quindi una coerenza interna: amministrativa, economica, culturale. Una nazione che non governa il proprio sviluppo non potrà mai governare le proprie relazioni.

La politica estera come politica nazionale

La proposta di Pombeni è di natura politica, non tecnica. Non invita a “fare geopolitica” come esercizio retorico, ma a riconoscere che la collocazione internazionale è oggi parte della politica sociale, industriale, energetica. In un mondo multipolare, chi non parla, chi non offre visioni, viene sostituito. E la sostituzione è sempre dolorosa: economica, reputazionale, democratica.

Accogliere il primato della politica estera significa dunque dotarsi di strategia, competenza, responsabilità. Ma anche di un orizzonte culturale in grado di orientare l’opinione pubblica e la classe dirigente. È un invito, quello di Pombeni, a smettere di pensare l’Italia come mera periferia del mondo, e a comprenderla invece come nodo di un sistema di relazioni. L’Italia sarà all’altezza della sfida se saprà tornare a essere Paese, non solo territorio.

Fonte: Paolo Pombeni, “Il primato della politica estera”, Rivista il Mulino, 24 novembre 2025. Clicca qui.