Dopo l’elezione di Mattarella, come era già evidente e come tutti prevedevano, si apre una nuova fase politica nel nostro paese. E il ‘centro’, cioè una rinnovata “politica di centro”, sarà nuovamente un elemento decisivo e determinante per gli equilibri politici nel nostro paese.

Lo dicevamo da tempo. Lo dicevano quasi tutti. E cioè, dopo l’edizione del Presidente della Repubblica la geografia politica italiana sarebbe cambiata. E infatti è già cambiata. Così si diceva e così è capitato. Ora, non andiamo a rileggere e a scrutare nel profondo la sceneggiata inguardabile ed incommentabile di questi ultimi giorni – fatta di tranelli, trappole, incoerenza, promesse a vuoto, cinismo, vigliaccheria e caduta verticale della credibilità della politica – e fermiamoci a ciò che succederà d’ora in poi.

Tre sono gli elementi di fondo che emergono in modo persin plastico dopo la rielezione di Sergio Mattarella. Innanzitutto il superamento di schieramenti finti e posticci. Il centro destra, per bocca dei suoi principali esponenti, è di fatto tramontato. Certo, non ancora nel corpo elettorale ma sicuramente nei rapporti tra i partiti e nella dinamica parlamentare. Una coalizione che, dopo la lunga leadership politica e carismatica di Silvio Berlusconi, non regge più perchè al suo interno, molto semplicemente, si coltivano prospettive politiche diverse. Specularmente, lo schieramento di sinistra assomiglia sempre più ad una sommatoria disomogenea e incoerente tra il massimalismo della sinistra e il tardo populismo dei 5 stelle. Un pallottoliere impazzito. È inutile soffermarsi sul partito virtuale dei 5 stelle perchè qualunque osservatore politico, anche il più scafato, avrebbe difficoltà a districarsi in un labirinto unito solo e soltanto, come tutti sanno, dal prolungamento dello stipendio parlamentare e dal raggiungimento del tanto odiato e detestato vitalizio. Per il resto, semplicemente il nulla.

In secondo luogo emerge in tutta la sua interezza la necessità di un cambiamento del sistema elettorale. Cioè la “madre di tutte le riforme” come la definiva in tempi non sospetti il mio maestro politico Carlo Donat-Cattin. Del resto, il maggioritario è utile e necessario quando ci sono alleanze e coalizioni omogenee, politicamente percorribili e convergenti sotto il profilo programmatico. Di fronte allo sgretolamento delle coalizioni il maggioritario semplicemente ingessa un sistema e non produce alcun risultato politico concreto. Come l’esperienza ha persin platealmente confermato.

In terzo luogo, ed è la notizia politicamente più ghiotta, finalmente ritorna il ‘centroì nella cittadella politica italiana. Un ‘centro’ nè nostalgico, nè passatista e soprattutto che non si riduce ad una posizione di banale equidistanza rispetto agli altri schieramenti e che non vive solo di posizionamenti tattici. Al contrario, e come sta emergendo da tutte le cronache giornalistiche, si tratta di un ‘centro’ plurale, inclusivo, democratico, riformista e di governo. Nulla a che vedere con la riedizione di una Democrazia Cristiana in miniatura ma, al contrario, si parla di un partito che può – e deve – reintrodurre nella dialettica politica italiani alcuni ingredienti che sono e restano decisivi per la qualità della nostra democrazia e per la stessa efficacia dell’azione di governo.

Ecco perchè dopo l’elezione di Mattarella, come era già evidente e come tutti prevedevano, si apre una nuova fase politica nel nostro paese. E il ‘centro’, cioè una rinnovata “politica di centro”, sarà nuovamente un elemento decisivo e determinante per gli equilibri politici nel nostro paese. Piaccia o meno ai populisti, ai massimalisti, ai sovranisti e ai teorici del bipolarismo selvaggio e di chi ha come obiettivo politico l’annientamento dell’avversario/nemico e la sua delegittimazione etica, morale, personale e politica.