IL RISULTATO ELETTORALE PONE IL TERZO POLO NELLA CONDIZIONE DI RAPPRESENTARE UN CENTRO DI ATTRAZIONE.

 

Il nuovo contenitore, non dovrà presentarsi come una forza politica caratterizzata soltanto dalla presenza liberal-democratica, infatti il suo progetto potrà essere attrattivo anche di un ampio spazio all’interno del mondo cattolico, oggi stressato tra il populismo di destra e di sinistra.

 

Antonello Assogna

 

Il quadro politico emerso nelle recenti elezioni del 25 settembre, segnato da un chiaro successo dello schieramento di centrodestra trainato dalla crescita di Fratelli d’Italia, conferma comunque la variabilità del consenso elettorale, che ha caratterizzato le consultazioni politiche nel nostro Paese dal 2013 in poi. Nel giro di qualche anno abbiamo assistito all’approdo dei flussi elettorali intorno a forze politiche dalle prospettive diverse: dal 40,8% del PD alle Europee del 2014 al 32,7% del M5S nelle politiche del 2018; dal 34,7% della Lega alle Europee del 2019 sino al 26% di Fratelli d’Italia (che partiva dal 4,3% del 2018 e dal 6,4% del 2019). Questo “disorientamento” è certamente il frutto delle condizioni derivanti dai lunghi riflessi economico e sociali della crisi finanziaria del 2007/2009: crescita delle disuguaglianze e delle differenze territoriali nel Paese; messa in discussione della rappresentanza democratica con il progressivo aumento dell’astensione al voto e dalla conseguente presenza di movimenti e partiti dagli accenti “antisistema”.

 

La vittoria elettorale del centrodestra è indubbiamente l’unico dato di stabilità (almeno elettorale), che è emerso negli ultimi dieci anni di storia nazionale; vedremo se questo successo saprà tramutarsi in visione programmatica e capacità di governo. Alcune indicazioni fanno però emergere uno dei tratti distintivi della condizione politica degli ultimi anni, sulle quali si dovranno confrontare le scelte delle prossime forze di governo, a partire da Fratelli d’Italia: l’elettorato non premia (o non gratifica particolarmente) chi governa o chi si ispira a chi governa, anche di fronte a comprovate capacità di gestione, come dimostra l’esperienza del Governo Draghi. I commenti espressi da Lega e M5S post voto, anche su condizioni diverse, confermano questa valutazione: Salvini parla del crollo del partito, come il risultato dell’eccessiva esposizione nel Governo Draghi; Conte invece sottolinea la validità della decisione di uscire dalla maggioranza, quale valore aggiunto nella campagna elettorale dei grillini, che ha permesso un parziale recupero del consenso perso negli anni di responsabilità governativa.

 

Su questo punto condivido molto il commento dell’On. Marattin, il quale afferma “Sembra che scopo e condizione ideale della politica sia stare all’opposizione. E io che pensavo fosse “cambiare lo stato presente delle cose”. Riconnettere il sentimento popolare alla cultura di governo sarà infatti la sfida vera che la politica dovrà affrontare nei prossimi anni, superando il confronto tra le forze politiche attraverso gli slogan e i provvedimenti ad effetto e dal taglio assistenzialistico (ad es. il reddito di cittadinanza, il contrasto strumentale dei flussi migratori), accompagnati da campagne mediatiche strutturate, così come avvenuto in questi anni. Considerando la crisi del PD, che non è riuscito a valorizzare gli anni di forza trainante delle maggioranze di governo e che non ha ancora definito con chiarezza la sua opzione identitaria, chi ha interpretato al meglio questa dimensione è la lista “Italia sul serio” guidata da Carlo Calenda e Matteo Renzi.

 

Tutto ciò al di là delle aspettative più o meno dichiarate alla vigilia delle elezioni. Infatti la nascita di questa aggregazione elettorale ha evidenziato, più efficacemente dell’esperienza di Scelta Civica di Monti, la possibilità di rappresentare una vasta area del Paese trasversale a diverse culture, ma caratterizzata da convergenze comuni sui temi dell’economia e del lavoro, delle infrastrutture, dell’innovazione, della qualità della spesa pubblica e del welfare e soprattutto dalla valorizzazione delle competenze e dalla capacità di affrontare i temi scottanti (energia, fisco, politica estera, europeismo etc..) con realismo e parlando con trasparenza all’elettorato. Questa proposta politica, organizzata elettoralmente in poco più di un mese, se accompagnata da un’attenzione diffusa alle varie sensibilità presenti nell’area riformista, potrà costituire la vera novità nel contesto politico nazionale.

 

L’intenzione espressa dai leader del cosiddetto Terzo Polo, di istituire non soltanto gruppi parlamentari unici, ma di andare verso la costituzione del contenitore italiano di Renew Europe, è un progetto interessante che potrà favorire la realizzazione di una forza moderna, con le caratteristiche giuste per presentarsi al Paese come baricentro per la modernizzazione e per la garanzia di equità sociale. E’ evidente che tutto ciò avrà una sua prospettiva certa se, come già precedentemente evidenziato, si sapranno mettere al centro del progetto la convergenza e il rispetto delle culture politiche del riformismo italiano, a partire dall’anima sociale e politica del cattolicesimo democratico e popolare. Il nuovo contenitore, non dovrà presentarsi come una forza politica caratterizzata soltanto dalla presenza liberal-democratica, infatti il suo progetto potrà essere attrattivo anche di un ampio spazio all’interno del mondo cattolico, oggi stressato tra il populismo di destra e di sinistra. Su questo punto, sono importanti le affermazioni di Matteo Renzi contenute nell’intervista all’Avvenire di domenica 2 ottobre che rivendica la provenienza dalla cultura democratico-cristiana di molti dei protagonisti di questa nuova esperienza politica.

 

Questo aspetto, tutt’altro che secondario, sarà un valore aggiunto per la costruzione di una grande alleanza di governo che possa presentarsi come alternativa al sovranismo, al populismo e all’assistenzialismo strumentale, partendo da un’opposizione determinata, che superi però lo stile e i metodi dell’antiberlusconismo.

 

Sarà una sfida nuova e qualificante per chi ha passione per la politica e per l’impegno sociale; una sfida che potrà avere effetti positivi anche per un’area della sinistra che non vuole arrendersi agli stereotipi di un radicalismo a tutti i costi, cogliendo trasversalmente i veri bisogni del Paese (lavoro, servizi efficienti, equità). Attendiamo di vedere realizzate le intenzioni e i progetti, oltre i nomi e le rendite di posizione e per essere all’altezza delle importanti questioni aperte nel Paese e nelle dinamiche internazionali.