Il saluto dei “carristi” al loro amico e maestro Enzo Carra 

Sabato si sono svolti i funerali alla presenza di numerosi amici. Giornalista e politico, Carra è stato vittima dellodio anti Dc. Alla fine del rito funebre, sono intervenuti Francesco Giorgino, Paolo Franchi, David Riondino: del primo riportiamo il testo del discorso.

Francesco Giorgino

Prendo la parola con enorme commozione e con una grande tristezza nel cuore, che dall’alba di giovedì 2 febbraio non mi ha abbandonato nemmeno un istante. È lo stesso stato d’animo che pervade gli amici e i colleghi, in rappresentanza dei quali, intervengo in questa Chiesa avvolgente, a due passi dalla sede della più alta istituzione repubblicana. Li cito in ordine alfabetico: Bruno, Cristiano, Davide, Emanuela, Fabio, Fabrizio, Giuliano, Laura, Pierluca. (Con noi anche Andrea, Ernesto, Vittorio). 

Agli inizi degli anni 90 ci chiamavano i “carristi”, espressione che non ci ha mai dispiaciuto, nemmeno quando veniva pronunciata con una certa dose di malizia. Anzi, un’espressione che ci ha sempre inorgogliti, consapevoli come siamo sempre stati -e come sempre saremo- di aver ricevuto da Enzo, quando lavoravamo tutti insieme a Palazzo Cenci Bolognetti, a Piazza del Gesù, con il coordinamento di Maurizio, non solo lezioni di giornalismo, ma anche lezioni di vita, di sensibilità, di stile e signorilità, di ironia, di capacità di sdrammatizzazione e di rinuncia alla pratica (pur istintiva) del rancore e del risentimento, anche quando la vita ti pone di fronte a situazioni dolorose. Lezioni di etica e di “rispetto” nel senso rosminiano del termine, frutto cioè della considerazione costante della persona come fine e mai come mezzo. 

Caro Enzo, sei stato per tutti noi la spalla su cui poggiarci nei momenti di difficoltà e lo sprone ad andare avanti, il nostro motivatore. Se mi è concesso l’uso di una metafora sportiva, sei stato il nostro coach: ci hai dato la cassetta degli attrezzi, ci hai allenato alle troppe insidie della sfera pubblica mediata, ci hai ricordato che i valori sono più importanti di qualsiasi altra cosa. Ci hai abituato ad interpretare la realtà senza fermarsi al livello di superficie, immergendoci al contrario nel livello più profondo, in linea del resto con la complessità dell’era tardo-moderna. E da buon coach hai sempre voluto seguire le nostre vicende professionali e personali, individualmente o in una dinamica di gruppo (dinamica resa costante grazie allo straordinario spirito d’iniziativa di Fabio).  

Quanto ci mancheranno le cene a casa tua, con la regia impareggiabile di Olga, sempre affettuosa e premurosa nei nostri confronti. Cene nelle quali parlavamo di attualità, di politica, di presente e di scenari futuri. Noi discettavamo (a volte facendo a gara a chi era più sul pezzo degli altri) e tu ci osservavi con quello sguardo tenero, dolce, sereno, pieno di felicità e di orgoglio, fino a pronunciare la tua parola saggia e illuminante, che per noi rappresentava un dono prezioso. 

Sei stato un grande giornalista. Sei stato un grande comunicatore politico e anche un grande politico. Sempre al servizio del primato della verità, della moderazione e sempre attento alla valorizzazione della logica istituzionale e del buon senso. Un aspetto quest’ultimo resoti più agevole non solo dalla tua indole, ma anche dalla tua vasta cultura. Una cultura in grado di muoversi sui terreni più disparati della conoscenza, compresi la letteratura, il cinema, il teatro, la musica. Soprattutto, caro Enzo, sei stato un grande uomo. 

Hai rappresentato per molti italiani un esempio di dignità quando sei stato vittima della sbornia giustizialista della prima metà degli anni Novanta, quella sbornia che ti espose senza alcun motivo alla pubblica mortificazione. E che tu avessi avuto gli strumenti e la forza d’animo per rimettere a posto l’ordine delle cose, i tasselli del puzzle delle enormi contraddizioni del nostro Paese, non solo lo hai dimostrato nel passato remoto (addirittura ci rassicurasti la sera prima della tua improvvisa partenza per Milano, pur sapendo che quella giornata ti avrebbe cambiato la vita e che all’imbrunire non saresti tornato a Roma), ma lo hai certificato anche nel passato più recente. 

Ci avevi comunicato, infatti, con entusiasmo la notizia della realizzazione del tuo ultimo libro, che contiene nell’introduzione un dialogo con Gherardo Colombo. Libro, “L’Ultima Repubblica”, già disponibile ai lettori in versione online. Un modo per rileggere la storia della fine della cosiddetta Prima Repubblica con uno sguardo più obiettivo e con una postura ripulita dalle incrostazioni dell’emotività tipiche delle contingenze dei cicli storici. Ieri nella chat che da anni abbiamo noi “carristi”, abbiamo condiviso un proverbio cinese che recita così: “La calunnia non distrugge l’uomo onesto, poiché passata l’inondazione, la roccia riaffiora”. E’ quello che è accaduto dopo quei giorni bui, anche se sappiamo quanto sia stata profonda quella ferita. E quanto ti abbia segnato. 

Tutti noi, caro Enzo, Ti promettiamo che staremo vicini ad Olga e a Giorgio, al quale spetta ora il compito di continuare almeno una parte dell’azione da te intrapresa. Olga e Giorgio…che aiuteremo nell’intento di non far spegnere i riflettori sulla tua figura, che noi abbiamo avuto il privilegio di vivere come allievi e come amici veri. Se lo vorranno, daremo loro una mano per tenere sempre vivo il tuo ricordo. 

Grazie Maestro! Fai buon viaggio. E da lassù, per favore, continua a sorriderci!